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Home Lifestyle

Il vero motivo per cui sempre più adulti stanno tornando a studiare partendo dal tavolo di casa

Il ritorno allo studio non formale sta creando una nuova comunità digitale fatta di abitudini, rituali domestici e tempo ritrovato

by Matilde Giunti
18 Novembre 2025

Negli ultimi mesi l’hashtag #personalcurriculum è diventato uno degli spazi più riconoscibili di TikTok perché racconta una realtà silenziosa che riguarda migliaia di adulti che provano a rimettere ordine nel proprio sapere. Video brevi mostrano tavoli trasformati in scrivanie serali, libri aperti tra una riunione e l’altra, tabelle disegnate a mano con una cura quasi infantile. Non si vede perfezione, non c’è un metodo universale, solo un gesto che si ripete abbastanza a lungo da acquisire un peso nuovo. Due ore dopo cena per imparare una lingua, quindici minuti al mattino per disegnare, mezz’ora di podcast per entrare in un argomento lasciato in sospeso anni prima. È uno studio che non appartiene alle istituzioni, ma all’intimità delle case, quasi un modo per recuperare pezzi di sé che erano stati messi da parte.

Come nasce il personal curriculum e perché gli adulti trasformano la curiosità in una forma di apprendimento quotidiano

La popolarità del personal curriculum non deriva solo dal desiderio di apprendere qualcosa di nuovo, ma dal bisogno di dare una forma concreta alla curiosità. Chi sceglie di farlo non parte da un obiettivo scolastico e spesso nemmeno da un programma preciso. Si comincia con una pila di libri sul comodino, un blocco per gli appunti comprato senza pensarci troppo, un corso online seguito durante le pause del lavoro. Il modo in cui nasce questa pratica è quasi sempre lo stesso: un piccolo gesto ripetuto senza fanatismo, un tempo ritagliato tra le cose da fare, un’attenzione che diventa più forte delle notifiche. Alcuni parlano di “recuperare la concentrazione”, altri di colmare buchi lasciati dall’università o dalla vita frettolosa degli anni precedenti. Ci sono persone che leggono romanzi russi, chi studia Excel per necessità, chi riprende la storia dell’arte ascoltando podcast mentre sistema casa. La materia non è il punto: lo è la continuità.

Il fenomeno appare ancora più evidente se si osserva la scenografia dei video più seguiti. Il tavolo della cucina trasformato in scrivania serale, la lampada del soggiorno che diventa luce di lettura, la tazza di tè posata come una specie di rituale d’ingresso alla lezione quotidiana. Non ci sono biblioteche, non ci sono classi, solo un angolo domestico che cambia funzione. Molti adulti raccontano che questo è l’unico spazio possibile, stretto tra lavoro, figli, riunioni e la gestione ordinaria della vita. Il tempo adulto è frammentato, fatto di impegni che si incastrano uno sull’altro, e la possibilità di costruire un proprio curriculum personale nasce proprio dentro quella frammentazione.

È interessante che a unire chi studia non sia tanto la disciplina scelta ma il riconoscimento reciproco di questi micro-rituali. L’algoritmo avvicina persone lontane che leggono gli stessi libri, che provano ricette complicate, che annotano riflessioni su filosofia contemporanea o su temi come come il capitalismo modella l’identità femminile, o come la bellezza si interseca con la fisica. La condivisione crea una sorta di comunità sparsa che non si mostra per intrattenere ma per prendersi un momento di attenzione nei confronti di ciò che sta imparando. Questo rende il fenomeno diverso da qualsiasi forma precedente di studio informale, perché lo studio non è più un atto nascosto o solitario, ma una presenza visibile dentro la vita di tutti i giorni, raccontata senza la pretesa di un risultato finale.

Perché studiare da adulti diventa un modo per riprendere il controllo sul tempo e costruire una socialità inattesa

Chi partecipa a questa nuova pratica parla spesso di un’esigenza che esce dalla logica della produttività continua. Lo studio da adulti non è pensato per ottenere una certificazione o un avanzamento professionale, ma come una forma di riconquista del proprio tempo. In un paradosso tipico dei nostri anni, si utilizzano piattaforme nate per distrarre come luoghi dove ritrovare concentrazione. Per molti non si tratta di un gesto ribelle, ma di un modo per spostare l’uso della tecnologia verso qualcosa che richiede continuità invece di attenzione frammentata. Questo spiega perché così tanti video mostrino gesti piccoli e ripetuti, lontani dall’estetica veloce dei contenuti virali.

Lo spazio digitale costruisce anche una socialità diversa. Sebbene ogni persona studi da sola, i commenti sotto i video diventano un luogo di scambio continuo: si condividono materiali, si propongono testi, si organizzano veri e propri gruppi informali, piccole classi spontanee che leggono lo stesso libro o provano la stessa ricetta culinaria. A volte la lezione si riduce a un promemoria lasciato sul frigorifero, a volte si trasforma in un percorso strutturato che dura mesi. La cosa sorprendente è come questo processo collettivo non cancelli l’esperienza individuale, ma la amplifichi. Molti adulti parlano di una sensazione di ordine mentale ritrovato, come se rimettere insieme un percorso di studio personale permettesse di fare chiarezza su un tempo che spesso viene inghiottito dalle urgenze quotidiane.

Ricominciare a studiare non diventa un ritorno agli anni scolastici, ma un modo per costruire una relazione diversa con sé stessi, con i propri limiti e con il proprio bisogno di capire il mondo. Il curriculum personale non promette risultati misurabili, ma offre uno spazio dove la crescita è libera dagli obiettivi esterni e segue un ritmo che appartiene solo a chi lo crea. È una forma di apprendimento lenta, quasi artigianale, che si incastra nelle ore laterali della giornata e restituisce un senso di continuità che molti credevano di aver perso.

Meta descrizione (135 caratteri):
Studiare da adulti diventa un rito quotidiano tra lavoro e vita domestica: TikTok racconta come nasce il personal curriculum e perché crea comunità.

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