Nascosto nella penisola di Kola, al confine tra Russia e Norvegia, esiste un luogo che ha incuriosito scienziati e appassionati per decenni: il Kola Superdeep Borehole, il pozzo più profondo mai realizzato dall’uomo.
Scavato tra il 1970 e il 1994 dall’ex Unione Sovietica, il progetto aveva un obiettivo ambizioso: raggiungere il mantello terrestre, spingendosi oltre ogni limite tecnologico dell’epoca. Dopo vent’anni di lavoro, i ricercatori arrivarono a una profondità record di 12.262 metri — più di qualunque trivella petrolifera o perforazione scientifica mai compiuta.
Un laboratorio sotto i piedi
Il Kola Superdeep non era una trivella industriale, ma un esperimento scientifico unico. L’obiettivo era studiare la composizione della crosta terrestre, raccogliendo campioni e dati sulle temperature e le onde sismiche.
Le sorprese non tardarono ad arrivare. A profondità estreme, la temperatura superava i 180 gradi Celsius, troppo alta per proseguire gli scavi. Inoltre, gli strumenti rilevarono rocce vecchie di oltre 2,7 miliardi di anni e la presenza di microfossili di plancton, segno che un tempo quella zona era coperta da antichi oceani.

Scienza e leggenda
Il fascino del pozzo di Kola non deriva solo dalla sua importanza scientifica, ma anche dalle leggende nate intorno ad esso.
Negli anni ’90, alcune voci raccontavano che dai microfoni installati durante le perforazioni fossero stati registrati “suoni dell’inferno”, grida provenienti dalle viscere della Terra. In realtà si trattava di falsi audio diffusi come burla, ma bastarono a trasformare il sito in un simbolo del mistero e del limite umano di fronte all’ignoto.
Il progetto abbandonato
Dopo oltre vent’anni di ricerche, gli scavi furono interrotti nel 1994. Le temperature proibitive e i problemi strutturali impedirono di andare oltre.
Oggi, il sito è chiuso al pubblico: l’imbocco del pozzo — largo poco più di 20 centimetri — è sigillato da una piastra metallica, ma continua ad attirare curiosi e studiosi da tutto il mondo. Per molti, rappresenta un monumento alla curiosità scientifica e ai limiti della conoscenza umana.
Cosa ci ha insegnato il Kola Superdeep
Le analisi raccolte dal progetto restano una miniera di informazioni per la geologia moderna. Hanno permesso di capire come varia la densità delle rocce con la profondità e come si muovono le onde sismiche nel sottosuolo, contribuendo a migliorare i modelli sui terremoti.
Il Kola Superdeep Borehole non ha portato all’inferno, come qualcuno fantasticava, ma ha mostrato quanto poco conosciamo ancora della Terra su cui viviamo. E ogni volta che si guarda quella piastra chiusa nel permafrost russo, si ricorda che la scienza, come la curiosità umana, non smette mai di scavare.






