Washington, 31 ottobre 2025 – Da quando è tornato alla Casa Bianca, Donald Trump ha intrapreso una serie di lavori che stanno trasformando la residenza presidenziale in modo visibile e, per molti, controverso. Dalla ristrutturazione del bagno della Lincoln Bedroom fino al gigantesco progetto della nuova sala da ballo da 250 milioni di dollari, il presidente sembra deciso a lasciare un segno tangibile, e dorato, nella storia dell’edificio più simbolico d’America.
Il bagno di Lincoln: un ritorno al “vero” stile dell’Ottocento
Tutto è partito da un dettaglio, ma uno di quelli che non passano inosservati. Trump ha raccontato che, durante una visita alla celebre Lincoln Bedroom, si sarebbe accorto che il bagno annesso era stato ristrutturato in epoca Truman con piastrelle verdi e uno stile Art Deco che, a suo dire, “non aveva nulla a che vedere con l’era della Guerra Civile”. Da lì la decisione di rifarlo completamente: via le piastrelle, dentro il marmo bianco “statuario”, scelto personalmente dal presidente.
Un gesto che, almeno secondo Trump, servirebbe a “restituire autenticità” a una delle stanze più storiche della Casa Bianca. Per molti osservatori, invece, si tratta dell’ennesimo intervento estetico guidato più dal gusto personale che da un reale intento conservativo.

Oro, marmi e bandiere: la nuova estetica di Donald Trump
Il rifacimento del bagno è solo la punta dell’iceberg. Negli ultimi mesi, lo Studio Ovale ha visto comparire nuovi arredi dorati, busti di presidenti americani e un tocco di sfarzo che ricorda più gli interni di Mar-a-Lago che una residenza istituzionale.
Anche il Rose Garden, il giardino voluto da Jackie Kennedy e reso celebre dalle conferenze stampa presidenziali, è stato modificato: parte del prato è ora un patio pavimentato in pietra, pensato per ospitare eventi di gala e ricevimenti serali.
Sulle facciate nord e sud della Casa Bianca sono comparsi nuovi pali per bandiere, e diverse aree della residenza privata hanno ricevuto aggiornamenti estetici e impiantistici. Trump ha assicurato che la maggior parte dei lavori è finanziata da donatori privati e non dai contribuenti, ma la trasparenza sui costi complessivi resta limitata.
Il progetto del secolo: la sala da ballo da 250 milioni alla Casa Bianca
Il punto più controverso delle trasformazioni è senza dubbio la costruzione della nuova sala da ballo. Il progetto prevede un enorme spazio di circa 8.000 metri quadrati, capace di ospitare fino a 1.000 persone. Per farle posto, però, l’Ala Est della Casa Bianca, una sezione storica dell’edificio, è stata parzialmente demolita. E i lavori sono cominciati prima ancora che la National Capital Planning Commission, l’ente federale che deve approvare ogni modifica strutturale, desse il via libera ufficiale.
Secondo Trump, la ballroom sarà “una meraviglia architettonica” che restituirà alla Casa Bianca la grandiosità che merita. Secondo i critici, invece, è un atto di arroganza che rischia di snaturare un edificio patrimonio nazionale. Le immagini della demolizione hanno fatto rapidamente il giro del mondo, sollevando domande sulla tutela del bene storico e sui limiti dell’iniziativa presidenziale.

Tradizione o personalizzazione?
Trump si difende sostenendo che ogni presidente, nel corso della storia, ha aggiornato la Casa Bianca secondo le esigenze del proprio tempo. Roosevelt fece installare un ascensore, Truman ne rinforzò le fondamenta, Kennedy rivoluzionò gli interni. “Io sto solo continuando quella tradizione”, ha dichiarato.
Ma la differenza, secondo molti storici, sta nel tono e nella scala degli interventi. L’impronta trumpiana è vistosa, personale, quasi proprietaria: non solo un aggiornamento funzionale, ma una trasformazione estetica che riflette il suo marchio, il suo gusto e la sua visione del potere.
La Casa Bianca come specchio del potere
Le ristrutturazioni di Trump non sono solo lavori di edilizia: sono una dichiarazione politica e simbolica. Il lusso, i materiali opulenti, la monumentalità delle nuove sale comunicano un’idea di forza e di centralità personale.
Per alcuni americani, è un segno di orgoglio e di rinascita; per altri, è un segnale inquietante di appropriazione di un simbolo pubblico. In ogni caso, la Casa Bianca non è mai stata così al centro del dibattito — non per la politica, ma per l’architettura.






