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Home Lifestyle

Da New York ai nostri carrelli: come il Black Friday è diventato un fenomeno globale

Il giorno degli sconti più famoso al mondo torna il 28 novembre 2025 con offerte, strategie e una storia sorprendente nata tra musica jazz, flappers e store newyorkesi in pieno boom economico.

by Matilde Giunti
19 Novembre 2025

Il Black Friday 2025, fissato per venerdì 28 novembre, arriva in un momento in cui i consumatori stanno già osservando siti, vetrine e portali per capire come muoversi tra sconti, offerte anticipate e quel clima di attesa che ogni anno porta milioni di persone a segnarsi la data sul calendario. È un rito ormai globale, un appuntamento che unisce tecnologia, moda, beauty e desideri sospesi, ed è anche un fenomeno culturale che affonda le sue radici molto più lontano di quanto si possa immaginare, in una New York rumorosa, piena di jazz e flappers, negli anni in cui gli Stati Uniti correvano verso il futuro.

Come prepararsi al Black Friday 2025 senza perdere le offerte migliori

La data del 28 novembre 2025 sarà il centro nevralgico dello shopping autunnale, ma la maratona di offerte inizia sempre prima, ed è qui che si gioca la vera partita. Negli ultimi anni il Black Friday è diventato un evento esteso, una sorta di stagione dello sconto dove il confine tra ricerca, impulso e strategia si fa più sottile. I brand più attesi anticipano spesso le promozioni anche di una settimana e alcuni store richiedono l’iscrizione a una lista riservata per poter accedere ai primi ribassi, un sistema che premia i clienti abituali e gli utenti più rapidi. Il punto è arrivare preparati, perché la dinamica resta la stessa: il “first come, first served”, la regola non scritta che decide chi riesce ad aggiudicarsi gli articoli più desiderati.

La mezzanotte tra giovedì 27 e venerdì 28 novembre resta un passaggio cruciale. Nel momento in cui l’orologio segna le 00:00, i portali e-commerce iniziano a muoversi come un unico grande organismo: l’afflusso sale, le pagine si aggiornano, i prodotti appaiono e spariscono in pochi secondi. È qui che ogni secondo conta, soprattutto quando si parla di edizioni limitate, prodotti di fascia alta, sneakers esclusive, device tecnologici attesi o accessori moda che l’anno precedente sono andati sold out in meno di due minuti. L’abilità sta nel ridurre al minimo i passaggi: avere già l’account attivo, la carta salvata, la wishlist pronta, perché qualsiasi clic in più significa perdere un posto in quella coda invisibile che decide le sorti del proprio carrello.

Nelle città italiane la trasformazione è evidente: a Milano, Roma e Torino gli store più importanti spesso allungano gli orari, aprono prima o tengono aperto fino a tardi, creando quel clima quasi teatrale che ricorda le scene di film americani con file, corse e porte che si aprono improvvisamente sulla follia degli sconti. Il Cyber Monday, fissato per il 1° dicembre, chiuderà poi la corsa concentrandosi soprattutto sulla tecnologia: smartphone, laptop, accessori smart, piccoli elettrodomestici e tutto ciò che rientra nella sfera della digital life.

Sempre più persone usano il Black Friday anche per anticipare i regali di Natale: un’abitudine ormai radicata che consente di risparmiare, evitare l’assalto dell’ultima ora e portare avanti una pianificazione più tranquilla. Il mix tra moda, beauty e tech rende la giornata un crocevia di desideri molto diversi, un territorio in cui convivono il phon professionale che promette una nuova routine capelli, la borsa da sogno vista sui social, il cellulare appena aggiornato e l’home decor che rinfresca una stanza con un dettaglio.

Eppure, tutto questo non esisterebbe senza la storia di un’epoca in cui l’America stava cambiando pelle, e dove lo shopping diventava simbolo di libertà, modernità e femminilità nuova.

La vera storia del Black Friday: dagli anni delle flappers al boom che cambiò lo shopping mondiale

La storia del Black Friday è molto più cinematografica di quanto raccontino le versioni moderne dell’evento. È il 1924 e l’America vive i suoi Roaring Twenties, un decennio che corre verso l’euforia economica, tra jazz che rimbalza nei club fumosi e vetrine che brillano di paillettes. New York è il centro gravitazionale di quell’energia, una città che guarda al Natale con settimane di anticipo, riempiendo le strade di decorazioni e un nuovo linguaggio della moda che le giovani donne adottano come simbolo di emancipazione.

Le protagoniste di quell’epoca sono le flappers, ragazze che hanno deciso di rompere con ogni regola precedente: vestiti leggeri che sfiorano le ginocchia, bob cortissimo, rossetto scuro, trucco marcato e una sicurezza che scandalizzava la generazione precedente. Sono loro a innescare un fenomeno che unisce stile, consumo e rivoluzione personale: entrano nei grandi magazzini di Manhattan e comprano abiti, accessori e tutto ciò che rappresenta la nuova identità della donna moderna. Insieme al boom economico, questo entusiasmo contribuisce alla nascita di una giornata dedicata agli acquisti che diventerà un punto fermo della cultura americana.

Il 1924 è anche l’anno della bolla speculativa di Wall Street, che anticipa il disastro del 1929. Ma in quel momento nessuno lo sa: la sensazione dominante è quella di un’America invincibile, capace di produrre ricchezza e stile in quantità illimitata. Le strade brulicano di persone, i department stores aprono le porte a un pubblico sempre più vasto e iniziano a spingere l’idea di una giornata speciale per inaugurare lo shopping natalizio.

Questa energia collettiva, mescolata all’immaginario moderno dell’abbondanza, diventa il nucleo da cui nasce l’evento che oggi conosciamo come Black Friday. Non un’invenzione recente, non un trucco del marketing digitale, ma un fenomeno sociale nato nella città che più di ogni altra ha anticipato il futuro. Da quel giorno le flappers non cercavano solo vestiti: cercavano libertà, appartenenza, trasformazione, e attraverso lo shopping trovavano un modo per dichiarare, anche solo per un momento, chi volevano essere.

È affascinante pensare che ogni volta che clicchiamo “aggiungi al carrello”, stiamo ripercorrendo una tradizione vecchia di un secolo, nata tra piume, piumini di struzzo, paillettes e la voglia di un mondo nuovo che suonava di jazz e profumava di festa.

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