Gestire una Partita Iva in Italia non è mai stato semplice. I costi fissi, le scadenze fiscali e i contributi previdenziali spesso mettono in difficoltà chi decide di lavorare in autonomia, che si tratti di liberi professionisti, artigiani o commercianti. Una delle domande più frequenti riguarda proprio i contributi: sono sempre obbligatori o esistono casi in cui si può essere esonerati? La risposta è che esistono alcune situazioni particolari in cui i contributi non si versano affatto, ma occorre fare chiarezza perché non valgono per tutti e dipendono dalla gestione INPS di riferimento.
Perché i contributi pesano così tanto su chi ha Partita Iva
Chi lavora con Partita Iva deve versare in autonomia i contributi previdenziali, senza il sostegno di un datore di lavoro come accade per i dipendenti. La percentuale varia in base alla gestione di appartenenza, ma in media si parla di circa il 25-26% del reddito imponibile. Una cifra enorme che spesso diventa il vero ostacolo alla sostenibilità del lavoro autonomo. Per questo motivo è fondamentale capire quando e se è possibile evitare questa spesa.
Dipendenti full time con Partita Iva: quando non si paga due volte
Il primo caso di esonero riguarda chi ha già un contratto di lavoro dipendente a tempo pieno. Se il reddito principale deriva dal lavoro dipendente, e il datore di lavoro versa già i contributi, allora l’attività svolta con Partita Iva non comporta ulteriori versamenti previdenziali. Ma c’è un dettaglio importante: l’esonero si applica solo se non scatta l’obbligo di iscrizione a un’altra gestione INPS. Ad esempio, se l’attività autonoma rientra tra quelle che prevedono iscrizione alla Gestione Separata, i contributi andranno comunque pagati.
Chi lavora dall’estero e gli accordi bilaterali
Un’altra situazione particolare riguarda chi arriva in Italia dopo aver lavorato all’estero. Se esistono accordi bilaterali di sicurezza sociale tra l’Italia e il paese d’origine, i contributi non devono essere versati due volte. In pratica, il professionista o il lavoratore autonomo continua a versarli nel proprio paese, senza alcun obbligo verso l’INPS. Questo meccanismo evita la doppia contribuzione e garantisce che i periodi di lavoro svolti in più Stati possano essere cumulati per la pensione. Gli accordi di questo tipo sono attivi con diversi paesi europei ed extraeuropei, ma vanno verificati caso per caso.
Professionisti in Gestione Separata: esonero solo se non c’è fatturato
Il terzo scenario riguarda i professionisti senza albo iscritti alla Gestione Separata INPS. Qui il funzionamento è diverso rispetto ad artigiani e commercianti: i contributi non sono fissi ma proporzionali al reddito dichiarato. Di conseguenza, se durante l’anno non viene emessa alcuna fattura e il reddito è pari a zero, anche i contributi dovuti saranno zero. In questi casi l’esonero è automatico, perché il calcolo si basa esclusivamente sul volume d’affari.
Attenzione: artigiani e commercianti pagano comunque i contributi minimi
Un punto fondamentale da chiarire è che per artigiani e commercianti la regola è molto diversa. Anche se non viene emessa alcuna fattura e il fatturato è pari a zero, l’INPS richiede comunque il pagamento dei contributi minimi obbligatori. Questi ammontano a diverse migliaia di euro all’anno e rappresentano una delle principali difficoltà per chi avvia un’attività e fatica a generare fatturato nei primi mesi o anni. L’esonero contributivo, quindi, non vale per queste categorie, se non in casi eccezionali legati a norme straordinarie (come avvenuto durante la pandemia con l’esonero parziale per il 2021).
Regime forfettario e regime ordinario: cambia solo il fisco, non i contributi
Molti pensano che scegliendo il regime forfettario si abbiano vantaggi anche sui contributi, ma non è così. Il forfettario riguarda la tassazione, con aliquote agevolate e semplificazione fiscale, ma i contributi previdenziali seguono le stesse regole viste sopra: proporzionali al reddito per i professionisti in Gestione Separata e minimi obbligatori per artigiani e commercianti.
Esistono altri esoneri contributivi?
Oltre a questi casi strutturali, negli anni lo Stato ha introdotto esoneri o riduzioni temporanee, come l’esonero contributivo del 2021 per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Ma si tratta di misure straordinarie e non applicabili in via ordinaria.
L’esonero contributivo non è per tutti
In definitiva, dire che con la Partita Iva si possono evitare i contributi è vero solo in situazioni specifiche:
dipendenti full time senza obbligo di iscrizione a Gestione Separata,
lavoratori coperti da accordi bilaterali internazionali,
professionisti in Gestione Separata senza fatturato.
Negli altri casi, purtroppo, i contributi restano un obbligo, anche in assenza di reddito. Per questo chi decide di aprire una Partita Iva deve valutare attentamente la propria situazione e magari confrontarsi con un commercialista per capire a quale gestione appartiene e quali sono i costi effettivi da affrontare.






