Sì, hai letto bene. Dopo quasi mezzo secolo, una delle feste più sentite e storiche d’Italia sta per tornare in grande stile. Il 4 ottobre, giorno di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, si prepara a diventare di nuovo festa nazionale a tutti gli effetti.
La Camera dei Deputati vota oggi, giovedì 18 settembre, la proposta di legge che promette di chiudere scuole e uffici pubblici in tutta la nazione. Ma attenzione, c’è una piccola, ironica beffa nascosta nel calendario che farà slittare il primo vero giorno di riposo. Ecco tutti i dettagli di questa decisione storica.
Cosa cambia (davvero) dal 2026: non solo un giorno libero
La legge, che entrerà in vigore dal 2026, non si limita a cancellare un giorno di lavoro e di scuola. L’obiettivo è quello di trasformare il 4 ottobre in una giornata di celebrazione nazionale dei valori francescani, oggi più attuali che mai. Il testo prevede che Comuni, Regioni ed enti pubblici organizzino eventi e attività educative su temi come:
- Pace e fraternità: In un mondo lacerato dai conflitti.
- Rispetto per l’ambiente: San Francesco è considerato il precursore dell’ecologia, con il suo amore per la natura espresso nel “Cantico delle Creature”.
- Inclusione sociale e dialogo: Valori fondamentali per la coesione della nostra società.
È il riconoscimento del valore non solo religioso, ma soprattutto culturale e identitario di una figura che Papa Pio XII, nominandolo Patrono d’Italia nel 1939, definì “il più italiano dei santi e il più santo degli italiani”.
La beffa del calendario: perché per il primo ponte dovremo aspettare il 2027
E ora, la notizia tragicomica. La legge si applicherà a partire dal 2026. Pronti a cerchiare in rosso il calendario? Aspettate un attimo. Il 4 ottobre 2026 cadrà di… domenica. Questo significa che, di fatto, nel primo anno non cambierà assolutamente nulla.
Per goderci il primo, vero giorno di riposo infrasettimanale dovremo pazientare fino al 2027, quando il 4 ottobre sarà un lunedì, regalandoci un meraviglioso weekend lungo d’autunno.

Un tuffo nel 1977: perché ci “rubarono” la festa di San Francesco?
Ma perché questa festa fu cancellata? Dobbiamo tornare indietro di 48 anni, in un’Italia molto diversa. Era il 1977, in pieni “Anni di Piombo” e con una crisi economica devastante. Il Governo Andreotti III, con la legge n. 54 del 5 marzo, decise di “tagliare” diverse festività religiose per aumentare i giorni lavorativi e la produttività nazionale.
Insieme a San Francesco (4 ottobre), furono cancellate come giorni festivi infrasettimanali anche:
- San Giuseppe (19 marzo)
- L’Ascensione
- Il Corpus Domini
- I Santi Pietro e Paolo (29 giugno, poi ripristinata come festa patronale solo per il Comune di Roma)
Fu una decisione drastica, dettata da un’emergenza economica, che oggi il Parlamento ha deciso di correggere, restituendo al Patrono d’Italia il suo posto nel calendario civile.
Il percorso in Parlamento: chi ha voluto la legge e cosa succede ora
L’iniziativa, promossa da Maurizio Lupi (Noi Moderati) e sostenuta con forza da Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha un percorso che appare spedito. Dopo il voto di oggi alla Camera, il testo passerà al Senato, dove la maggioranza di governo punta a un’approvazione rapida e senza modifiche.
Salvo sorprese, l’Italia si prepara a riaccogliere una delle sue feste più simboliche. Un giorno in meno di lavoro, ma un’occasione in più per riflettere su un’eredità di pace, natura e fratellanza che ha segnato la nostra storia.






