Il 6 novembre è una data che parla di libertà. Dalla fede silenziosa di un eremita medievale alle urne che cambiarono la storia degli Stati Uniti, fino al voto moderno con cui un intero continente decise di non cambiare. È un giorno di scelte, di consapevolezze, di confini che si spostano — nella politica, nella fede, perfino nella cultura pop.
San Leonardo di Noblac, l’eremita che liberava gli altri
Il santo del giorno, San Leonardo di Noblac, nacque nel cuore della Gallia nel VI secolo. Eremita, asceta e figura di riferimento per chi aveva perso la libertà, Leonardo dedicò la vita a intercedere per i prigionieri, i poveri e gli emarginati.
Secondo la tradizione, ottenne dal re dei Franchi la liberazione di molti detenuti solo con la forza della preghiera. Da qui il suo culto come patrono dei carcerati, dei detenuti ingiustamente e, simbolicamente, di tutti coloro che vivono una forma di prigionia interiore.
Il suo eremo a Noblac, vicino a Limoges, divenne presto meta di pellegrinaggio. E ancora oggi, San Leonardo rimane un richiamo potente alla libertà spirituale, alla forza di chi non ha potere ma sa cambiare il destino con la fede.
1860: Lincoln, l’uomo che riscrisse l’America
Il 6 novembre 1860, l’America scelse Abraham Lincoln come suo sedicesimo presidente. Era l’inizio di una delle pagine più drammatiche e decisive della storia occidentale: la Guerra di Secessione.
La sua elezione divise un Paese già lacerato dal tema della schiavitù. Ma Lincoln non arretrò. Con fermezza e umanità, guidò gli Stati Uniti verso l’abolizione della servitù umana e la nascita di un nuovo concetto di democrazia.
Il suo celebre Gettysburg Address — “un governo del popolo, dal popolo, per il popolo” — resta una delle frasi più citate della storia politica mondiale.
Dietro il mito, però, c’era un uomo solo, tormentato, che pagò con la vita la coerenza delle sue idee. Assassinato nel 1865, Lincoln è ancora oggi un simbolo di integrità politica e di coraggio morale.

1999: l’Australia sceglie la Corona
Saltiamo avanti di oltre un secolo. Il 6 novembre 1999, gli australiani andarono alle urne per decidere se diventare una repubblica o restare sotto la monarchia britannica.
Il risultato sorprese il mondo: il 55% votò “no” al cambiamento.
La regina Elisabetta II restò quindi capo di Stato di una nazione che si considera indipendente, ma non del tutto sovrana. Un voto che rifletté identità, tradizione e anche un certo pragmatismo: molti australiani temevano che la repubblica potesse dividere il Paese più che unirlo.
Oggi, a distanza di decenni, il dibattito rimane aperto. Dopo la morte di Elisabetta e l’ascesa di Carlo III, la domanda torna a farsi strada: l’Australia è pronta a camminare da sola?
Compleanni da Oscar e da ribellione
Tra i nati il 6 novembre, due donne che incarnano due volti del cinema contemporaneo.
Emma Stone (1988), premio Oscar per La La Land, è l’emblema del talento moderno: ironica, intensa, capace di passare dalla commedia al dramma senza perdere autenticità.
Thandiwe Newton (1972), attrice e attivista britannica, ha fatto della ribellione la sua cifra artistica. Con Westworld e ruoli coraggiosi, ha portato sullo schermo la fragilità e la forza delle donne in cerca di giustizia.
Un filo rosso: la libertà
Il 6 novembre lega l’eremita che liberava i prigionieri, il presidente che abolì la schiavitù e un popolo che scelse, consapevolmente, di restare legato alla sua storia.
Tre forme di libertà diverse: spirituale, civile e politica. Tutte, però, mosse dallo stesso impulso umano — quello di scegliere.






