Bruxelles, 1 dicembre 2025 – Il primo anniversario della Commissione von der Leyen bis è stato celebrato ieri a Palazzo Berlaymont con una riflessione sulle sfide affrontate durante dodici mesi intensi, segnati da tensioni interne e crisi globali. La presidente Ursula von der Leyen ha guidato un esecutivo impegnato su molteplici fronti, dall’industria alla difesa, in un contesto geopolitico complesso e in continua evoluzione.
Von der Leyen bis: un anno di sfide e dossier strategici
Nei primi mesi, la Commissione ha avviato importanti dossier strategici, tra cui la revisione della politica agricola, la semplificazione della burocrazia con pacchetti omnibus e un approccio più pragmatico al Green Deal, che ha perso centralità rispetto all’inizio del mandato. Sono stati inoltre presentati il Clean Industrial Deal e il pacchetto per il settore automotive, quest’ultimo in fase di revisione per attenuare il divieto di motori a benzina e diesel dal 2035. Sul piano della difesa, la Commissione ha messo a punto un Libro bianco e una nuova strategia per la preparazione dell’Unione in ambito militare.
Tuttavia, non sono mancati i malumori, soprattutto in relazione alla proposta del nuovo bilancio comunitario per il periodo 2028-2034, che prevede tagli significativi su coesione e agricoltura, suscitando critiche trasversali.
Geopolitica, dazi e tensioni interne
Il fronte geopolitico ha rappresentato il terreno più turbolento: la Commissione ha imposto il 19º pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma resta il nodo irrisolto dell’utilizzo degli asset russi congelati. Bruxelles è inoltre impegnata a non essere esclusa dai negoziati di pace, mentre sul versante transatlantico la guerra dei dazi con l’amministrazione Trump, culminata in un accordo sul 15% a Turnberry a luglio, ha solo parzialmente mitigato le incertezze.
La linea della Commissione su Gaza e la crisi umanitaria è stata giudicata da molti osservatori tardiva. Sul piano politico interno, la maggioranza che ha sostenuto von der Leyen si è progressivamente dissolta, sostituita da un’alleanza più fragile tra popolari, conservatori e destre, con effetti di instabilità che potrebbero condizionare il prosieguo del suo programma.
In questo scenario, come evidenziato anche dal report sulla competitività di Mario Draghi, la Commissione si muove fra la necessità di mantenere unità e la pressione di contesti internazionali sempre più complessi, inclusa la sfida rappresentata dalla nuova presidenza americana di Donald Trump e le sue politiche protezionistiche.






