Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha invitato sei regioni del Paese a organizzare una “mobilitazione permanente”, chiedendo veglie e marce continue in risposta alla ripresa delle esercitazioni militari statunitensi a Trinidad e Tobago. La decisione arriva in un clima di crescente tensione tra Caracas e Washington, come riportato dall’agenzia Efe.
L’appello di Maduro alla “difesa patriottica”
Parlando a Caracas, Maduro ha sollecitato movimenti popolari, forze politiche, militari e corpi di polizia a reagire con unità e disciplina, evitando provocazioni ma mostrando fermezza contro quelle che ha definito “minacce imperialiste”. Nel suo intervento ha attaccato le manovre militari statunitensi nelle acque vicine a Trinidad, giudicandole pericolose e irresponsabili.
Le regioni coinvolte nell’appello sono Bolívar, Delta Amacuro, Monagas, Anzoátegui, Nueva Esparta e Sucre, tutte localizzate nell’area orientale del Venezuela e in parte prossime al confine con il Brasile o alle coste caraibiche.
La parentesi musicale: Maduro canta “Imagine”
Durante un comizio nella capitale, il presidente ha stupito la platea intonando “Imagine” di John Lennon. Sul palco, davanti a centinaia di sostenitori, ha invitato i giovani a riscoprire il significato del brano e a considerarlo un messaggio universale di pace. L’esibizione è stata accompagnata dal gesto delle braccia sollevate e dal segno della pace, ripetuti anche dalla folla.
L’appello di Maria Corina Machado ai militari
Mentre il governo intensifica la retorica patriottica, la leader dell’opposizione Maria Corina Machado — premio Nobel per la Pace — ha rivolto un messaggio diretto ai militari fedeli al presidente. In un video diffuso sui social ha chiesto ai soldati di smettere di eseguire “ordini infami”, sostenendo che il Paese stia entrando in una fase decisiva e invitandoli a schierarsi “dalla parte della libertà” quando arriverà il momento.
Pressioni dagli Stati Uniti e scenari di escalation
Le dichiarazioni della leader dell’opposizione si inseriscono in un quadro già teso, segnato dalla presenza di una flotta americana dispiegata nel Mar dei Caraibi di fronte alle coste venezuelane. Washington aveva presentato l’operazione come parte della lotta al narcotraffico, ma la crescente pressione militare appare sempre più diretta verso il governo di Maduro. Il presidente Donald Trump, parlando ai giornalisti sull’Air Force One, ha lasciato intendere che una decisione sulla possibilità di un intervento potrebbe arrivare a breve, senza però specificare i dettagli.
Gli scenari post-Maduro valutati dagli Stati Uniti
Secondo Politico, l’amministrazione Trump sta elaborando possibili strategie per una fase successiva alla caduta del governo chavista. Tra le ipotesi in esame ci sarebbe l’offerta di un esilio sicuro a Maduro e ai suoi collaboratori più stretti, con un trasferimento in un altro Paese. Un’altra opzione prevedrebbe invece il suo arresto e un processo negli Stati Uniti.
La Casa Bianca starebbe anche valutando quali sanzioni revocare in un eventuale scenario di transizione e quando farlo. Tra le proposte al vaglio ci sarebbe un coinvolgimento della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale per sostenere la ricostruzione economica del Venezuela, oltre all’impiego di società di sicurezza private — non statunitensi — per garantire protezione iniziale alla nuova leadership.






