Mosca, 13 dicembre 2025 – Nel contesto delle tensioni geopolitiche che continuano a infiammare l’Europa orientale, il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov ha confermato con fermezza la posizione di Mosca riguardo al conflitto in Ucraina, riaffermando l’integrità del Donbass come parte della Russia e respingendo ogni ipotesi di modifiche al piano di pace discusso al vertice dell’Alaska.
Il ruolo centrale di Yuri Ushakov nella diplomazia russa
Jurij Viktorovič Ushakov, nato nel 1947 a Mosca, è un veterano della diplomazia russa con un’esperienza di rilievo che include il ruolo di ambasciatore della Federazione Russa negli Stati Uniti dal 1999 al 2008. Dal 2012 è assistente del presidente Vladimir Putin per la politica estera, una posizione che lo rende una figura chiave nei negoziati sul conflitto ucraino e nei rapporti bilaterali tra Russia e Stati Uniti.
Durante le recenti dichiarazioni, Ushakov ha ribadito con toni decisi che “il Donbass è nostro”, sostenendo che la Costituzione russa, aggiornata di recente, sancisce l’annessione non solo delle regioni di Donetsk e Lugansk, ma anche di Zaporizhzhia e Kherson. Questa posizione si traduce in un rifiuto categoriale di ogni proposta di cessate il fuoco o pace che non rispetti i termini già fissati nel vertice di Anchorage, tenutosi tra i rappresentanti di Mosca e Washington.

La strategia negoziale e l’influenza americana
Le trattative diplomatiche hanno visto la partecipazione di figure come Steve Witkoff e Jared Kushner, inviati statunitensi che hanno riportato a Mosca una controproposta da Kiev e Bruxelles, giudicata però da Ushakov inadeguata e destinata a peggiorare. Lo stesso consigliere ha dichiarato che se tali varianti dovessero prevalere, il processo negoziale si allungherà ulteriormente, vanificando la scadenza natalizia auspicata da alcuni attori internazionali.
Un elemento di particolare interesse è emerso dalla pubblicazione di conversazioni tra Ushakov e Witkoff, che mostrano un tentativo di mediazione improntato più sulla gestione degli equilibri politici interni statunitensi e sulla valorizzazione dell’ego del presidente Trump, che su un reale compromesso sostanziale. La chiamata del 14 ottobre 2025 rivela come Witkoff consigliasse a Ushakov di enfatizzare il ruolo pacificatore di Trump per facilitare un accordo, sottolineando la complessità del negoziato e la necessità di evitare dettagli tecnici che potrebbero rallentare il processo.

Putin e la linea dura di Mosca
Il presidente Vladimir Putin, al centro della scena politica russa da oltre due decenni, mantiene una posizione inflessibile sul conflitto. Sostenuto dal suo consigliere Ushakov e dal portavoce Dmitry Peskov, il Cremlino ha ribadito che la Russia non accetterà compromessi che minino la sua sovranità territoriale e che l’obiettivo rimane una vittoria che giustifichi i sacrifici degli ultimi quattro anni di guerra.
L’attuale scenario geopolitico è caratterizzato da una crescente polarizzazione, con Mosca che sembra disposta a prolungare il conflitto pur di non cedere sulle sue rivendicazioni. Questo atteggiamento si riflette anche nelle recenti modifiche costituzionali russe e nella narrativa ufficiale che definisce Volodymyr Zelensky come “il cosiddetto presidente dell’Ucraina”, segnando un ulteriore ostacolo a qualsiasi accordo di pace immediato.
La determinazione del Cremlino ad imporre una pace “da vincitori” rimane quindi il fulcro della strategia russa, con i negoziati che, secondo Ushakov, potranno riprendere solo dopo un lungo e complesso processo che sembra non avere una data di conclusione definita.






