Continua la guerra aperta tra l’amministrazione Trump e alcune emittenti televisive statunitensi, con un nuovo capitolo che vede protagonista Donald Trump, 47º Presidente degli Stati Uniti, e il comico e conduttore televisivo Jimmy Kimmel. La polemica riguarda la sospensione a tempo indeterminato del popolare programma Jimmy Kimmel Live!, trasmesso da ABC, dopo le critiche di Kimmel rivolte all’amministrazione Trump in merito all’omicidio del conservatore Charlie Kirk.
La sospensione di Jimmy Kimmel e le accuse di censura a Trump
Il caso è esploso dopo che Kimmel, nella puntata del 15 settembre, aveva definito la “MAGA gang” come impegnata a “giustificare l’omicidio di Charlie Kirk” per motivi politici, suggerendo che l’assassino fosse un sostenitore di Trump, commento che ha scatenato la reazione furiosa del presidente e della Federal Communications Commission (FCC), guidata da un suo rappresentante, Brendan Carr. L’FCC ha minacciato di revocare le licenze alle emittenti che diffondono contenuti considerati offensivi o faziosi, suscitando accuse di repressione della libertà di espressione.
In risposta, ABC ha sospeso lo show di Kimmel, mentre importanti gruppi di stazioni affiliate come Nexstar Media e Sinclair hanno annunciato che non trasmetteranno più il programma per il futuro prevedibile, citando le dichiarazioni del conduttore come “offensive e insensibili”. Questa decisione ha ottenuto il plauso di Trump, che ha suggerito anche la cancellazione di altri show ostili a lui, come quelli condotti da Jimmy Fallon e Seth Meyers.
Reazioni politiche e culturali
La mossa ha scatenato un’ondata di critiche da parte di esponenti democratici, artisti e associazioni sindacali hollywoodiane, che hanno denunciato una pericolosa escalation di censura e intimidazioni. L’ex presidente Barack Obama ha definito il comportamento dell’amministrazione Trump come un “nuovo e pericoloso livello di cancel culture”. Comici e conduttori come Jon Stewart e Stephen Colbert hanno espresso solidarietà a Kimmel, mettendo in guardia contro la deriva autoritaria che rischia di soffocare il dissenso.
Dall’altro lato, sostenitori del presidente e commentatori conservatori hanno difeso l’intervento dell’FCC e di ABC come una legittima risposta a dichiarazioni giudicate offensive e politicamente scorrette. Dave Portnoy, fondatore di Barstool Sports, ha sottolineato che la sospensione non è cancel culture ma una conseguenza delle proprie azioni, mentre il conduttore Fox Greg Gutfeld ha accusato Kimmel di aver ingiustamente attribuito colpe ai sostenitori di Trump.
Il contesto politico e mediatico attuale
Donald Trump, rieletto nel 2024, continua a esercitare una forte influenza sulla politica e sui media americani. La sua amministrazione ha adottato una linea dura contro ciò che definisce “sinistra radicale” e ha designato come organizzazione terroristica il movimento Antifa, accusandolo di essere responsabile della violenza politica, compreso l’omicidio di Charlie Kirk.
Nel frattempo, la situazione solleva importanti interrogativi sulla tutela della libertà di stampa e sul ruolo della FCC nel controllo delle licenze televisive. Mentre esperti legali sottolineano che il Primo Emendamento della Costituzione americana protegge la libertà di espressione e limita il potere della FCC di revocare licenze per motivi politici, la pressione dell’amministrazione e il timore di ripercussioni economiche hanno portato a una significativa autocensura da parte degli operatori televisivi.






