Ashgabad, 12 dicembre 2025 – In un momento di tensioni internazionali protratte, si è svolto oggi ad Ashgabad, capitale del Turkmenistan, un incontro di rilievo tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, i due leader hanno avuto un dettagliato scambio di opinioni sull’Ucraina, affrontando anche questioni regionali e internazionali di interesse comune.
Mosca chiede il ritiro delle truppe ucraine dal Donbass
Il confronto tra i due presidenti ha riguardato in particolare l’andamento del conflitto in Ucraina e la delicata situazione geopolitica che ne deriva. Il Cremlino ha confermato che la Russia considera possibile un cessate il fuoco solo a seguito del ritiro delle truppe ucraine dal Donbass, territorio che Mosca intende mantenere sotto il proprio controllo. Questa posizione è stata ribadita dal consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, il quale ha sottolineato che il ritiro ucraino è un requisito imprescindibile, anche se imposto dagli Stati Uniti a Kiev.
Parallelamente, Putin ha espresso riserve sulle attuali proposte di pace avanzate da Kiev e dai suoi alleati europei e americani, definite inaccettabili dal Cremlino. In particolare, Zelensky intende presentare un piano di pace che Mosca giudica irricevibile, mentre la Russia insiste sul fatto che l’intero Donbass appartiene alla Federazione Russa secondo la propria Costituzione. Su questi temi, il portavoce Peskov ha sottolineato che il dialogo con Erdogan ha incluso una disamina approfondita delle prospettive di pace e delle implicazioni regionali.
Contesto internazionale e prospettive di pace
Il colloquio tra Putin ed Erdogan segue una serie di sviluppi diplomatici recenti, tra cui la telefonata tra Putin e l’ex presidente americano Donald Trump, che ha portato a una sospensione temporanea degli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine per 30 giorni. Tuttavia, le condizioni poste dalla Russia per un cessate il fuoco più ampio includono la sospensione totale degli aiuti militari occidentali a Kiev, una richiesta che complica ulteriormente le trattative.
Nel frattempo, l’Ucraina, pur accogliendo con favore la tregua parziale, continua a denunciare i raid notturni e le incursioni con droni Shahed, che minano la stabilità e la sicurezza delle sue regioni. Il presidente ucraino Zelensky ha ribadito la necessità di mantenere la pressione internazionale su Mosca per ottenere una pace reale, sottolineando che ogni accordo deve rispettare la sovranità e l’integrità territoriale ucraina.
La Turchia, da parte sua, continua a svolgere un ruolo di mediatore strategico nel conflitto, grazie alla sua posizione geopolitica e ai rapporti con entrambe le parti. Erdogan ha spesso cercato di bilanciare l’influenza turca tra Occidente e Russia, dimostrando interesse a contribuire a una soluzione pacifica, pur mantenendo una linea politica autonoma sia nel Mediterraneo orientale sia nel contesto delle crisi migratorie e di sicurezza regionale.






