Zohran Mamdani, 34 anni, è il nuovo sindaco di New York City. La sua elezione segna un punto di svolta nella storia politica della città: è infatti il primo sindaco musulmano e di origini sudasiatiche a guidare la metropoli americana. Il suo trionfo, arrivato al termine di una corsa elettorale combattuta, sancisce la fine dell’amministrazione di Eric Adams e apre una nuova fase per la città che non dorme mai.
Prima di intraprendere la carriera politica, Mamdani si era fatto conoscere nel panorama musicale newyorkese come rapper con lo pseudonimo Young Cardamom, poi Mr. Cardamom. Insieme all’artista HAB compose il brano #1 Spice per il film Disney Queen of Katwe, diretto da sua madre, la regista pluripremiata Mira Nair. Un altro suo pezzo, Nani, dedicato alla nonna, uscì nel 2019.
Nel 2020 Mamdani è stato eletto all’Assemblea dello Stato di New York, rappresentando un distretto del Queens. Con quella vittoria divenne il primo uomo sudasiatico e ugandese a far parte del parlamento statale, oltre che il terzo musulmano nella storia dell’organo legislativo.
L’ascesa politica di Mamdani
La campagna elettorale di Mamdani ha puntato tutto sui temi del carovita e della giustizia sociale, conquistando un vasto consenso tra i lavoratori e i giovani. La sua abilità nel comunicare sui social media – oltre 5 milioni di follower su Instagram e più di un milione e mezzo su TikTok – ha contribuito a trasformarlo in un fenomeno politico nazionale.
Tra le sue proposte principali figurano trasporti pubblici gratuiti, asili nido senza costi, costruzione di nuovi alloggi popolari e un aumento del salario minimo, finanziato da tasse più alte sui redditi elevati. Mamdani ha anche promesso di assumere migliaia di nuovi insegnanti, rinegoziare i contratti pubblici e bloccare gli aumenti degli affitti per oltre un milione di appartamenti soggetti a regolamentazione.
Il successo del suo messaggio è stato favorito anche dalle difficoltà dei suoi avversari: lo scandalo sessuale che aveva travolto Andrew Cuomo, ex governatore di New York, e i problemi giudiziari dell’allora sindaco Eric Adams, accusato di corruzione prima di ritirarsi dalla corsa.
Gli avversari e le polemiche
Il principale sfidante di Mamdani è stato proprio Andrew Cuomo, deciso a rilanciarsi politicamente dopo le dimissioni da governatore nel 2021 a seguito delle accuse di molestie. Nonostante il tentativo di presentarsi come candidato indipendente, le ombre del passato lo hanno indebolito. Durante l’ultimo dibattito televisivo, Mamdani lo ha attaccato duramente chiedendogli di rispondere alle donne che avevano denunciato le sue condotte.

Anche l’uscita di scena di Eric Adams ha inciso sull’esito del voto. L’ex sindaco, pur appartenendo allo stesso partito, ha criticato Mamdani definendolo “un venditore di fumo” e ha preferito appoggiare Cuomo. Le accuse non hanno però frenato la corsa del giovane candidato, che ha saputo trasformare la sfiducia verso la vecchia classe dirigente in carburante politico, promettendo “un governo di cui ogni newyorkese possa andare fiero”.
Un socialista che divide la sinistra
Zohran Mamdani si definisce socialista democratico, e questa etichetta ha diviso la sinistra americana. Da un lato, figure come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez lo hanno sostenuto sin dall’inizio, considerandolo un volto capace di ringiovanire il movimento progressista. Dall’altro, i vertici moderati del Partito Democratico hanno guardato con sospetto alle sue posizioni radicali, temendo che potessero allontanare gli elettori centristi.
Mamdani ha più volte definito la campagna militare israeliana a Gaza un “genocidio”, chiedendo una Palestina con “uguali diritti per tutti”, e ha invocato forti aumenti fiscali per i più ricchi. Le sue posizioni in politica estera e la sua critica costante alle élite economiche lo hanno reso popolare tra i giovani progressisti, ma hanno suscitato tensioni tra i leader democratici.
Alla fine, figure di peso come la governatrice Kathy Hochul e il capogruppo alla Camera Hakeem Jeffries hanno deciso di appoggiarlo, invitando il partito a compattarsi contro i repubblicani e contro Donald Trump, che tornerà in campo nelle elezioni federali.
Il rapporto con Trump e la destra americana
Il neo-sindaco ha avuto scontri diretti con Donald Trump, che lo ha definito “un comunista che non ha mai lavorato un giorno in vita sua”. L’ex presidente, in un post su Truth Social, ha invitato gli elettori a sostenere Andrew Cuomo, sostenendo che Mamdani avrebbe messo a rischio i fondi federali per New York.
Mamdani, dal canto suo, non ha mai risparmiato critiche al tycoon, accusandolo di aver tradito gli americani più vulnerabili. Durante la campagna elettorale ha promesso di potenziare l’assistenza legale per contrastare eventuali retate anti-immigrazione e di opporsi a qualsiasi dispiegamento della Guardia Nazionale o dell’ICE in città. Dopo la vittoria, nel suo discorso di ringraziamento, ha affermato: “Se c’è una città che può mostrare a un Paese ferito da Donald Trump come sconfiggerlo, è proprio quella che gli ha dato i natali”.
Le origini e la famiglia di Mamdani
Nato a Kampala, in Uganda, Mamdani ha trascorso l’infanzia tra l’Africa e New York, dove si è trasferito con la famiglia all’età di sette anni. Suo padre, Mahmood Mamdani, è un noto antropologo e professore alla Columbia University, mentre sua madre, Mira Nair, è una regista conosciuta in tutto il mondo per film come Monsoon Wedding.
Cresciuto a Bronx High School of Science, Mamdani ha poi conseguito una laurea in Studi Africani al Bowdoin College, dove fondò il primo gruppo “Students for Justice in Palestine”. Diventato cittadino americano nel 2018, ha lavorato come consulente per la prevenzione dei pignoramenti, aiutando le famiglie a basso reddito del Queens a non perdere la casa: un’esperienza che, secondo lui, gli ha fatto capire quanto la politica potesse cambiare concretamente la vita delle persone.
La moglie Rama Duwaji
Rama Duwaji, 28 anni, è molto più della moglie del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani. Attivista, illustratrice e prima first lady della Generazione Z nella storia della città, Duwaji ha curato l’intera parte creativa della campagna elettorale del marito, contribuendo con il suo stile colorato e anticonvenzionale a ridefinire l’immagine della “Grande Mela” politica.

Nata a Houston nel 1997 da una famiglia di origine siriana, Duwaji usa l’arte come strumento di riflessione sociale e politica, affrontando temi che spaziano dagli stereotipi di bellezza alla misoginia, dalle disuguaglianze alla razzializzazione.
Formazione tra Medio Oriente e Stati Uniti
La sua infanzia si è svolta tra gli Emirati Arabi Uniti e altri Paesi del Medio Oriente, un percorso multiculturale che ha influenzato profondamente la sua visione artistica. Dopo la laurea conseguita nel 2019 alla Virginia Commonwealth University School of the Arts, frequentando sia il campus di Dubai sia quello in Virginia, ha proseguito gli studi ottenendo un Master in Belle Arti alla School of Visual Arts di New York City.
Duwaji collabora come illustratrice e graphic animator con alcune delle principali testate internazionali, tra cui The Washington Post, BBC, VICE e The New Yorker. Sebbene lavori soprattutto nel digitale, come racconta sul suo sito personale, ama “staccare dalla tecnologia” dedicandosi alla creazione di ceramiche fatte a mano, in cui ritrova un contatto più diretto con la materia e la lentezza del gesto artistico.
L’impegno politico e i temi dell’arte
L’arte di Rama Duwaji è un ponte tra estetica e attivismo. Nelle sue opere emergono costantemente temi come la giustizia sociale, l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile, ma anche la rappresentazione della cultura araba e delle sue contraddizioni. Alcuni dei suoi lavori più recenti affrontano temi di attualità internazionale, come la guerra in Sudan, con l’obiettivo dichiarato di restituire visibilità a storie e popoli spesso dimenticati.
La storia d’amore con Zohran Mamdani
Rama Duwaji e Zohran Mamdani si sono conosciuti nel 2024 e si sono sposati nel febbraio 2025, dopo pochi mesi di fidanzamento. Oggi vivono ad Astoria, nel Queens, quartiere simbolo della multiculturalità newyorkese. Durante la campagna elettorale del marito, l’artista ha dato un contributo fondamentale all’identità visiva del movimento politico, scegliendo una palette di giallo, arancio e rosa per i manifesti che hanno invaso le strade di New York.
Colori vivaci, quasi cinematografici, che secondo molti hanno evocato l’estetica di Spike Lee e raccontato una città viva, giovane e piena di energia — proprio come la visione che la coppia vuole portare avanti per il futuro della metropoli.
Per approfondire: Mamdani è il nuovo sindaco di New York. La sua promessa: “La città sarà luce contro l’oscurità politica”






