Washington, 25 agosto 2025 – Donald Trump ha rilasciato una serie di dichiarazioni riguardanti il conflitto in Ucraina e i rapporti tra i leader coinvolti, nello Studio Ovale della Casa Bianca. Nel corso di un incontro con la stampa, Trump ha espresso un giudizio netto su Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, confermando la sua visione e la linea della sua amministrazione rispetto alla guerra in corso. Si è anche espresso sulla sicurezza pubblica e sul possibile invio di truppe federali a Chicago, oltre che sul recente raid israeliano che ha colpito un ospedale di Gaza.
Trump: “Putin non vuole incontrare Zelensky perché non gli piace”
Secondo le parole di Donald Trump, riportate oggi a Washington da ANSA, Putin avrebbe rifiutato un incontro con il presidente ucraino Zelensky semplicemente perché “non gli piace“. Il presidente statunitense ha ribadito la sua convinzione che, se fosse stato lui alla Casa Bianca, la guerra in Ucraina non sarebbe mai iniziata. Questa affermazione si inserisce in un quadro di dure critiche al leader ucraino, definito da Trump un “grande venditore” che, a suo dire, si sarebbe portato via milioni di dollari ogni volta che lasciava la Casa Bianca.
Nel medesimo contesto, Trump ha aggiunto di aver recentemente avuto un’altra conversazione telefonica con Vladimir Putin, definendola “buona” e sottolineando che tutte le loro comunicazioni sono generalmente positive.
Un altro punto centrale emerso dalle dichiarazioni di Trump riguarda la politica di sostegno degli Usa all’Ucraina. Il presidente ha chiarito che gli Stati Uniti non spenderanno più soldi direttamente per Kiev, ma continueranno a operare attraverso la NATO, mantenendo un impegno sulla sicurezza, anche se senza garanzie specifiche per il governo ucraino. Questa posizione segna una linea più cauta rispetto ai precedenti mandati, in cui Washington aveva fornito ingenti aiuti militari.
Donald Trump ha poi ribadito l’importanza di un incontro diretto tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, sottolineando che tale confronto potrebbe avere ripercussioni decisive sulla crisi in Ucraina. Nel corso di una dichiarazione rilasciata nello Studio Ovale, Trump ha avvertito che, se l’incontro non dovesse avvenire, potrebbero esserci conseguenze significative, aggiungendo: “Vediamo cosa succede in una o due settimane, a quel punto interverrò“. Tuttavia, ha chiarito che la decisione spetta ai due leader, non agli Usa.
Possibile mobilitazione delle truppe federali a Chicago
Donald Trump mantiene un atteggiamento ambiguo riguardo al possibile impiego delle truppe federali a Chicago per contrastare la criminalità crescente nella città dell’Illinois. Nel corso di una dichiarazione rilasciata nello Studio Ovale, il presidente americano ha sottolineato che al momento non intende agire senza una formale richiesta da parte del governatore dello Stato, pur lasciando aperta la possibilità di un intervento diretto qualora si rendesse necessario.
Il presidente Trump ha spiegato che le truppe federali sono pronte a essere dispiegate ovunque negli Usa in caso di necessità, anche senza il consenso delle autorità locali. Tuttavia, ha preferito anticipare una fase di attesa, affermando: “Potremmo aspettare o non aspettare”, lasciando dunque spazio a un’interpretazione ambivalente sulle prossime mosse del governo federale. Questa posizione arriva in un momento di crescente attenzione sulla sicurezza interna, soprattutto nelle grandi metropoli come Chicago, che conta oltre 2,7 milioni di abitanti ed è la terza città più popolosa degli Usa.
Nel suo intervento, il presidente ha inoltre ribadito che la capitale Washington D.C. è attualmente “il posto più sicuro degli Stati Uniti“, grazie a una stretta collaborazione con la Metropolitan Police e l’FBI.
Altre dichiarazioni del presidente Trump
Durante la conferenza nello Studio Ovale, Trump ha toccato diversi temi di attualità internazionale e domestica. Non informato del raid israeliano che ha colpito l’ospedale di Gaza questa notte, ha dichiarato di non essere contento dell’accaduto. Sul fronte estero, ha riferito di aver appreso di presunti raid contro chiese in Corea del Sud, esprimendo preoccupazione per tali eventi.
Non sono mancati inoltre riferimenti alla guerra in Ucraina, definita da Trump come “uno scontro tra caratteri“, e alla sua convinzione che prima o poi si troverà una soluzione per porvi fine. Infine, il presidente ha mostrato con orgoglio sulla sua scrivania la Coppa dei Mondiali di calcio che si terranno il prossimo anno in Nord America, sottolineando come “sanno come arrivare a me“, forse in riferimento a contatti o inviti legati all’evento.






