Dopo aver travolto il principe Andrea e minato la credibilità della monarchia britannica, il caso Epstein torna a scuotere la politica americana, con al centro il presidente Donald Trump. La diffusione di nuove email del finanziere — resa pubblica dai Democratici della Commissione di Vigilanza della Camera — getta ombre pesanti sul presidente, che da anni tenta di prendere le distanze dal suo vecchio amico. Le comunicazioni, inviate tra il 2011 e il 2019 da Epstein a Ghislaine Maxwell e al giornalista Michael Wolff, contraddicono la versione fornita da Trump e smentiscono anche la linea difensiva della stessa Maxwell, che aveva escluso comportamenti inappropriati dell’allora tycoon.
Caso Epstein: le email che incrinano la difesa di Trump
Tre i messaggi più compromettenti, secondo quanto rivelato dal New York Times e dalla CNN.
In una mail del 2011 Epstein scrive a Maxwell: “Il cane che non ha abbaiato era Trump, che sapeva delle ragazze ma non ha parlato”. Una frase che suggerirebbe una consapevolezza, se non addirittura una complicità silenziosa.
In un altro passaggio, il finanziere accenna alla giovane Virginia Giuffre — una delle principali accusatrici del giro di prostituzione minorile — sostenendo che “ha passato ore a casa mia con lui, e lui non è mai stato menzionato dalla polizia”.
Infine, nel 2019, un inquietante scambio con lo scrittore Michael Wolff: Epstein chiede consiglio su come preparare Trump alle domande dei media riguardo al loro rapporto. Wolff, in risposta, lo invita ironicamente a lasciarlo “impiccarsi da solo”.
Una corrispondenza che, per i democratici, dimostrerebbe un tentativo di coordinare una strategia mediatica tra il finanziere e i suoi contatti per tutelare l’immagine dell’allora presidente.
Anni di feste, sorrisi e voli privati
L’amicizia tra Donald Trump e Jeffrey Epstein è un fatto documentato.
Foto, video e testimonianze li ritraggono insieme per oltre quindici anni, dalle feste a Mar-a-Lago ai party esclusivi di New York.

Nel 2002 lo stesso Trump, intervistato dal New York Magazine, definiva Epstein “un ragazzo fantastico”, aggiungendo con leggerezza: “Gli piacciono le belle donne tanto quanto a me, e molte di loro sono giovani”.
Dagli anni ’80 ai primi Duemila, i due parteciparono insieme a eventi mondani e feste di lusso: nel 1992, immortalati dalla NBC durante un party con cheerleader NFL; nel 1997, presenti fianco a fianco a un evento di Victoria’s Secret.
Secondo documenti citati dal Wall Street Journal, Trump avrebbe persino inviato a Epstein, nel 2003, un biglietto di auguri con un disegno di una donna nuda e un riferimento a “segreti condivisi”.
I registri di volo indicano almeno sette viaggi dell’ex presidente a bordo dei jet privati di Epstein, anche se non risultano visite sull’isola caraibica dove si sarebbero consumati molti degli abusi.
Dal legame alla rottura con Epstein: l’interesse (e la paura) di Trump
Il rapporto tra i due si incrina nel 2004, dopo una contesa immobiliare a Palm Beach: Trump si aggiudica una villa contesa con Epstein, e da allora i contatti si diradano.
Quando nel 2019 il finanziere viene arrestato per traffico di minori, Trump prende le distanze: “Non gli parlo da anni”, dichiara, chiedendo un’indagine “completa e accurata”.
Eppure, all’interno del suo stesso campo politico, crescono i sospetti di una copertura. La base trumpiana accusa l’ex presidente di non aver mantenuto la promessa di desecretare integralmente i dossier Epstein, e di aver permesso che il Dipartimento di Giustizia bloccasse parte dei materiali più compromettenti.
Le nuove rivelazioni e il rischio politico
Le nuove email riaccendono dunque una vicenda mai davvero chiusa.
Epstein è morto nel 2019, ufficialmente suicida in una cella di New York, ma la sua rete di relazioni continua a minacciare la reputazione di uomini potenti.
Per Trump, oggi di nuovo protagonista della scena politica americana, il rischio è duplice: legale e d’immagine. Ogni nuova rivelazione alimenta il sospetto di un passato condiviso più profondo di quanto il presidente voglia ammettere.
E se per anni il caso Epstein è stato solo un’ombra, ora quella stessa ombra rischia di allungarsi fino a minare la sua corsa politica.






