Anchorage, 15 agosto 2025 – Con la determinazione e la consapevolezza di chi conosce le proprie capacità, Donald Trump si prepara al delicato vertice con Vladimir Putin in Alaska. Il presidente statunitense, tornato alla Casa Bianca nel 2025 dopo un’interruzione di quattro anni, si mostra convinto di riuscire a cogliere in pochi minuti l’esito dell’incontro, definendolo “come una partita a scacchi“.
Trump ha dichiarato in un’intervista esclusiva con Brian Kilmeade di Fox News di stimare in “2-5 minuti” il tempo necessario per capire se il confronto con il leader russo sarà positivo o meno. L’obiettivo dichiarato è quello di aprire la strada a un summit trilaterale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dove si potrebbe giungere a un accordo di pace, anche se ha sottolineato che “saranno loro a negoziare, non io“.
Il vertice in Alaska tra Trump e Putin: tra confini, negoziati e terre rare
Nel discorso prima della partenza, Trump ha descritto l’incontro come il preludio a un secondo faccia a faccia decisivo con Zelensky, potenzialmente accompagnato da alcuni leader europei, anche se non ha escluso che il summit possa svolgersi solo tra i tre protagonisti. “Non voglio usare la parola ‘spartirsi le cose’, ma si parlerà di confini, terre e altre questioni delicate che richiedono negoziazioni“, ha detto.
Un tema che ha attirato particolare attenzione riguarda le cosiddette terre rare, risorse minerarie strategiche per le tecnologie avanzate. Sebbene Trump abbia minimizzato la loro importanza rispetto all’obiettivo primario di salvare vite umane, non ha negato l’ipotesi che possano essere oggetto di un accordo commerciale o di sfruttamento, forse in Alaska o in Ucraina, in cambio di un cessate il fuoco. Questo dettaglio riflette le nuove dinamiche geopolitiche legate al controllo di materiali critici, un aspetto di crescente interesse internazionale.
La strategia e la fiducia di Trump nel dialogo con Putin
Il presidente americano si mostra ottimista, anche se prudente, stimando che ci sia un 25% di rischio che il vertice non vada a buon fine. “Credo che Putin abbia un certo rapporto con me e che ora sia convinto di fare un accordo“, ha affermato, pur ammettendo che lo scoprirà presto, “lo saprò molto in fretta“. Trump ha inoltre ipotizzato che il secondo incontro con Zelensky potrebbe svolgersi nello stesso weekend in Alaska, ma ha precisato di non aver ancora discusso la cosa con il presidente ucraino, per evitare di creare aspettative premature.
Oltre alla questione ucraina, Trump attribuisce un ruolo chiave alle sanzioni secondarie imposte dagli Stati Uniti, in particolare quelle contro l’India e la minaccia rivolta alla Cina per l’acquisto di petrolio russo. “Quando perdi il tuo secondo cliente più importante e sai che probabilmente perderai anche il primo, questo pesa molto“, ha osservato, sottolineando come Putin rispetti maggiormente oggi gli Stati Uniti rispetto all’era Biden.
Sullo sfondo, si delinea un quadro diplomatico complesso, con la possibile inclusione di incentivi economici per persuadere la Russia, senza tuttavia entrare nei dettagli. Trump ribadisce il suo ruolo di presidente “duro”, ricordando azioni come il blocco del gasdotto Nord Stream 2 e la fornitura di missili Javelin a Kiev. Tuttavia, si interroga sul reale rapporto con Putin, visto che nonostante telefonate apparentemente amichevoli, le ostilità in Ucraina non si sono arrestate. “Ho posto fine a sei guerre in sei mesi e ne sono orgoglioso. Pensavo che questa sarebbe stata la più facile, ma si sta rivelando la più difficile“, ha detto.
Putin e la resistenza russa: un contesto di sfida e tensioni crescenti
A Mosca, intanto, la strategia di Vladimir Putin sembra confermare una linea dura e intransigente. Nonostante le minacce di nuove sanzioni da parte di Trump e il crescente isolamento internazionale, il Cremlino continua l’”operazione militare speciale” in Ucraina, con gravi perdite civili e un ulteriore irrigidimento delle libertà interne.
Il portavoce Dmitri Peskov ha ribadito che la Russia mantiene un impegno nel processo di pace, senza però abbandonare la propria posizione militare. Secondo esperti vicini al presidente russo, come Sergey Markov, la situazione potrebbe evolvere verso un totale coinvolgimento della società russa nel conflitto, richiamando analogie storiche con l’Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale. La retorica ufficiale insiste sull’idea che la Russia stia combattendo da sola contro l’intero Occidente e deve quindi affidarsi solo a sé stessa, senza mostrare segni di debolezza o cedimento.
Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha sottolineato la necessità di una risposta interna compatta e di un rafforzamento della società civile, che vede in atto un progressivo restringimento delle libertà individuali. La sfida, dunque, è non solo militare, ma anche politica e sociale, con la Russia che punta a consolidare il proprio ruolo di superpotenza malgrado le difficoltà economiche e le sanzioni.






