Al-Fashir (Sudan), 1 novembre 2025 – Medici Senza Frontiere (Msf) lancia un forte allarme sulle atrocità di massa in corso nella città di Al-Fashir e nei suoi dintorni, dopo la presa della capitale del Nord Darfur da parte delle milizie paramilitari delle Forze di Supporto Rapido (Rsf), avvenuta una settimana fa. L’organizzazione internazionale denuncia uccisioni indiscriminate e mirate che colpiscono in particolare specifici gruppi etnici, e sottolinea l’estremo pericolo per migliaia di civili intrappolati, impossibilitati a mettersi in salvo.
Sudan, la crisi umanitaria ad Al-Fashir e l’emergenza medica a Tawila
Tra il 26 e il 29 ottobre, i team di Msf a Tawila, una località a circa 60 chilometri da Al-Fashir, hanno assistito un afflusso massiccio di feriti e sfollati: sono stati registrati 396 feriti e oltre 700 nuovi arrivi provenienti dalla città caduta sotto il controllo delle Rsf. Le ferite più frequenti sono da arma da fuoco, fratture, percosse e torture, con molti pazienti che presentano infezioni o che hanno subito interventi chirurgici in condizioni disperate e con scarsissime forniture mediche ad Al-Fashir.

La vicecoordinatrice delle emergenze di Msf, la dottoressa Livia Tampellini, ha evidenziato che le persone giunte a Tawila necessitano urgentemente di cure mediche, assistenza nutrizionale e psicosociale, oltre a riparo e acqua potabile. Tuttavia, gli arrivi sono bloccati e limitati, con solo poco più di 5.000 persone che hanno raggiunto Tawila negli ultimi giorni, un dato che non si concilia con la portata delle violenze e degli sfollamenti denunciati.
Testimonianze, immagini satellitari e richieste di intervento internazionale
Secondo il responsabile delle emergenze di Msf, Michel Olivier Lacharité, il numero di persone che riescono a fuggire non corrisponde alle testimonianze raccolte: molte delle persone scomparse “vengono uccise, bloccate e inseguite mentre cercano di fuggire”. L’allarme di Msf è supportato anche da analisi satellitari condotte dall’Humanitarian Research Lab della Yale School of Public Health, che hanno individuato potenziali fosse comuni e corpi raggruppati in diverse zone di Al-Fashir, segno di possibili uccisioni di massa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inoltre denunciato l’uccisione di oltre 460 pazienti e accompagnatori nell’ospedale pediatrico Saudi Maternity Hospital di Al-Fashir, struttura che è stata utilizzata come centro di detenzione e luogo di esecuzioni sommarie da parte delle Rsf. Nella stessa struttura sono stati rapiti sei operatori sanitari nei giorni scorsi.
Le testimonianze e i video, molti dei quali ripresi dagli stessi aggressori e verificati da testate internazionali come BBC Eye, mostrano immagini di crimini di guerra: esecuzioni, torture, violenze sessuali e attacchi mirati contro civili appartenenti a gruppi etnici non arabi, in particolare la comunità zaghawa. Queste violenze sono state definite da diverse organizzazioni come un possibile genocidio.
Msf esorta le Forze di Supporto Rapido e i loro alleati a risparmiare i civili e a permettere loro di mettersi in salvo, chiedendo inoltre a tutti gli attori diplomatici coinvolti, incluso il “Quad” – formato da Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto – di usare la loro influenza per fermare il bagno di sangue in corso.
Il contesto storico e la situazione di Al-Fashir
Al-Fashir, capitale del Nord Darfur con circa 260.000 abitanti prima dell’assedio, è stata teatro di violenze e assedi prolungati da oltre un anno. Le Rsf, nate dalle milizie Janjaweed note per i massacri nei primi anni 2000, hanno intensificato i loro attacchi da maggio 2024, isolando la città con un muro lungo 30 chilometri che limita drasticamente gli spostamenti e l’ingresso di aiuti umanitari.
La popolazione civile è ridotta a condizioni disperate, con grave carenza di cibo, acqua e assistenza sanitaria. L’unico ospedale ancora funzionante, Al Saudi, è stato bombardato più di 30 volte e deve affrontare epidemie di colera, malnutrizione e gravi casi di violenza sessuale, segnali di una crisi umanitaria senza precedenti.
Secondo fonti militari sudanesi, più di 2.000 civili sono stati assassinati nelle ultime settimane, la maggior parte bambini, donne e anziani. Amnesty International e altre organizzazioni internazionali hanno condannato questi attacchi, definendoli crimini contro l’umanità e chiedendo l’intervento urgente della comunità internazionale per porre fine a questo massacro.
La situazione di Al-Fashir rappresenta una drammatica emergenza umanitaria e un grave deterioramento dei diritti umani in Sudan. La denuncia di Medici Senza Frontiere e di altre ONG internazionali evidenzia la necessità di un immediato accesso umanitario e la protezione della popolazione civile, mentre le violenze e le atrocità continuano a mietere vittime innocenti senza che si intravedano segnali di pace o sicurezza.






