Il podcast The Daily del New York Times dedica un’intera puntata a un’analisi approfondita delle politiche adottate dal presidente Donald Trump durante il suo secondo mandato, sostenendo che tali scelte abbiano di fatto cancellato sessant’anni di conquiste nel campo dei diritti civili negli Stati Uniti. La puntata, condotta dalla giornalista Nikole Hannah-Jones, corrispondente del New York Times Magazine e tra le più autorevoli voci in materia di ingiustizia razziale, descrive questo momento storico come “la fine di un’era”. La sua riflessione apre un dibattito più ampio sulle implicazioni di un possibile “governo post-diritti civili” e su ciò che questo potrebbe significare per il futuro della comunità afroamericana.
La tesi centrale: il rovesciamento dei diritti civili
Secondo l’analisi del podcast, le azioni intraprese da Trump avrebbero rappresentato un vero e proprio punto di rottura con oltre mezzo secolo di progressi legislativi e sociali. Le misure adottate avrebbero inciso profondamente sul tessuto politico e culturale del Paese. L’accelerazione di tali politiche nel corso del secondo mandato avrebbe amplificato il loro impatto, segnando un’inversione di tendenza tanto netta quanto deliberata.
La crociata contro diversità, equità e inclusione
Il podcast mette in evidenza come questo smantellamento non si sia presentato come un attacco frontale ai diritti civili, ma piuttosto come una campagna contro i principi di diversità, equità e inclusione (DEI). Dietro questa retorica si celerebbe una strategia precisa: quella di delegittimare le politiche di uguaglianza razziale presentandole come forme di “eccesso ideologico”. Tale narrativa, analizzata anche nell’articolo “The ‘colorblind’ campaign to undo civil rights progress”, si fonda sull’idea di una società “cieca al colore”, in cui l’eliminazione di qualsiasi riferimento alla razza viene presentata come garanzia di equità, quando in realtà serve a minare gli strumenti nati per correggere le disuguaglianze strutturali.
La prospettiva di Nikole Hannah-Jones sul secondo mandato di Trump
Nikole Hannah-Jones interpreta questa fase non come un semplice rallentamento del progresso civile, ma come un vero punto di svolta. A suo giudizio, ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti segna “la fine di un’era” di avanzamento per i diritti civili, iniziata negli anni Sessanta e proseguita con alterne vicende fino a oggi. L’autrice esprime inoltre profonde preoccupazioni per il futuro della popolazione afroamericana, che rischia di trovarsi di fronte a un contesto politico e giuridico in cui le conquiste ottenute non sono più considerate fondamentali. In questo senso, il concetto di “governo post-diritti civili” rappresenta un nuovo paradigma in cui le tutele che un tempo definivano la democrazia americana vengono ritenute superflue o persino divisive.
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