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Home Esteri

Serbia in crisi energetica: Vucic valuta l’adesione alla banca dei Brics

La Serbia cerca nuove alleanze per superare le difficoltà legate a sanzioni e forniture energetiche, valutando l’ingresso nella banca dei Brics

by Federico Liberi
4 Dicembre 2025
La Serbia valuta l'ingresso nella banca dei Brics

La Serbia valuta l'ingresso nella banca dei Brics | EPA/ANDREJ CUKIC - alanews

La Serbia si trova al centro di una delicata fase di crisi energetica e politica, con il governo guidato dal presidente Aleksandar Vučić impegnato a garantire la continuità delle forniture di gas e a valutare nuove strategie di cooperazione internazionale. In un contesto segnato dalle sanzioni statunitensi contro il gruppo petrolifero serbo NIS e dall’incertezza sul rinnovo del contratto per il gas russo, Belgrado ha intanto aperto un confronto con la Nuova Banca di Sviluppo dei Brics, valutando un’eventuale adesione nel 2026.

Serbia, nuovo contratto con la Russia per il gas: la posizione di Vučić

Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha annunciato in serata, durante un’intervista alla televisione privata Pink, che la Serbia firmerà a breve un nuovo contratto a breve termine con la Russia per le forniture di gas a prezzi di favore. “La Serbia non avrà problemi col gas – ha dichiarato Vučić – Ci aspettiamo a breve la firma del contratto e prevediamo di ricevere altre forniture anche da altre parti”.

La dipendenza serba dal gas russo è significativa, superiore all’80%, e l’ultimo accordo con Mosca è in scadenza a fine dicembre. Il presidente ha chiarito che, anche in caso di mancata proroga, il governo serbo si attiverà da lunedì 8 dicembre per sondare altri possibili fornitori.

Un altro elemento di rilievo è la proroga concessa dagli Stati Uniti alla compagnia russa Lukoil per operare in Serbia fino al 26 aprile 2026. Secondo Vučić, ciò rappresenta una buona notizia per le 112 stazioni di servizio Lukoil presenti nel paese.

Parallelamente, resta aperta la questione della compagnia petrolifera serba NIS (Naftna Industrija Srbije), detenuta per oltre il 56% da Gazprom, gigante energetico russo sottoposto a sanzioni americane. Dal 9 ottobre scorso le sanzioni statunitensi sono operative e hanno già causato l’avvio della chiusura della raffinazione a Pancevo, unica raffineria del paese, a causa del mancato afflusso di petrolio greggio. Vučić ha espresso fiducia che Gazprom troverà un accordo per la cessione della quota di maggioranza, condizione necessaria per superare le restrizioni imposte da Washington.

Il presidente ha discusso la situazione energetica con l’ambasciatore russo a Belgrado, Aleksandr Bocan-Kharcenko, in un incontro che ha toccato anche progetti comuni di infrastrutture strategiche per rafforzare il sistema energetico serbo. Nel suo messaggio su Instagram, Vučić ha sottolineato l’importanza di un dialogo aperto e del rispetto reciproco per garantire sicurezza, stabilità e prevedibilità al paese.

La Serbia valuta l’adesione alla Nuova Banca di Sviluppo dei Brics

In un altro fronte, la Serbia ha intensificato i contatti con la Nuova Banca di Sviluppo (NDB) dei Brics, istituzione finanziaria internazionale fondata nel 2015 dai paesi emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Il ministro serbo per la collaborazione economica internazionale, Nenad Popović, ha incontrato ieri ad Belgrado il direttore generale del Centro regionale eurasiatico della banca, Andrei Bokarev, per discutere la possibilità che la Serbia diventi membro nel 2026.

La NDB ha già accolto altri nuovi membri come Bangladesh, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Algeria, e sta per accogliere Uruguay, Colombia e Uzbekistan. La Serbia si trova quindi in una fase di valutazione formale per entrare in questa istituzione che offre strumenti di finanziamento internazionale affidabili e indipendenti.

Secondo il comunicato diffuso da Popović, la cooperazione con la NDB potrebbe favorire la realizzazione di importanti progetti infrastrutturali nei settori dei trasporti, dell’energia, della digitalizzazione e della medicina. L’ingresso nella banca rappresenterebbe per Belgrado un’opportunità strategica per accedere alle risorse e all’esperienza dei paesi Brics, rafforzando la propria posizione economica e finanziaria a livello internazionale.

Il ministro ha assicurato che informerà il presidente Vučić e il ministro delle finanze Siniša Mali sugli sviluppi dei negoziati e sulle opportunità offerte dalla collaborazione con la NDB.

Il contesto della crisi energetica e le tensioni geopolitiche

Il quadro energetico della Serbia è profondamente segnato dalle tensioni geopolitiche internazionali. Le sanzioni statunitensi sul gruppo petrolifero NIS e il vincolo con la compagnia russa Gazprom complicano la gestione delle risorse strategiche. La chiusura della raffineria di Pancevo, unica in Serbia, è un segnale evidente delle difficoltà in corso.

Inoltre, la scadenza del contratto per il gas con la Russia a fine dicembre pone Belgrado di fronte alla necessità di trovare soluzioni alternative o di rinnovare l’accordo a condizioni favorevoli. Vučić ha indicato che, in mancanza di un’intesa entro il 5 dicembre, il governo attiverà contatti con altri fornitori per evitare disagi nella fornitura di gas.

Questa situazione si inserisce in un contesto di relazioni complesse tra Serbia, Russia e Stati Uniti, con Belgrado che cerca di mantenere un equilibrio strategico. La decisione di valutare l’ingresso nella Nuova Banca di Sviluppo dei Brics si inserisce in questa dinamica, aprendo la porta a nuovi canali di cooperazione economica e finanziaria che possono aiutare il paese a diversificare le proprie alleanze.

In conclusione, la Serbia si trova oggi a un bivio delicato, con importanti decisioni da prendere sul fronte energetico e finanziario, mentre il presidente Vučić guida il paese tra sfide interne e pressioni internazionali.

Tags: BricsSerbia

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