La Repubblica Popolare Cinese si impegna attivamente per favorire una soluzione pacifica al conflitto che da giorni interessa il confine conteso tra Cambogia e Thailandia. In un momento di crescente tensione, con combattimenti che proseguono ormai da dodici giorni, il ministero degli Esteri cinese ha annunciato l’invio di un inviato speciale a Phnom Penh, nel tentativo di mediare tra le parti e promuovere una de-escalation della crisi.
Il ruolo della Cina e la situazione sul confine tra Thailandia e Cambogia
Come ha sottolineato un comunicato ufficiale del governo di Pechino, la Cina si considera un “vicino stretto e amico” di entrambi i Paesi e sta “monitorando attentamente l’attuale conflitto di confine”. La mediazione cinese arriva dopo il tentativo fallito di intervento da parte degli Stati Uniti e la smentita da parte thailandese di una presunta tregua annunciata dall’ex presidente americano Donald Trump. Il conflitto, iniziato con uno scontro armato nella zona montuosa di Chong Bok a fine maggio 2025, si è rapidamente trasformato in una crisi più ampia, riflettendo tensioni storiche e politiche radicate tra i due Stati.
Il confine conteso, in particolare nelle aree attorno al tempio di Preah Vihear, rappresenta da decenni un punto di frizione tra Phnom Penh e Bangkok. La recente escalation ha coinvolto anche dinamiche interne thailandesi, con la premier Paetongtarn Shinawatra che ha subito pressioni politiche interne e la formazione di una crisi di governo, mentre il nuovo leader cambogiano Hun Manet ha adottato una linea di fermezza nazionale e ha minacciato ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia.
Il contesto regionale e le reazioni internazionali
La crisi mette in luce i limiti dell’ASEAN, che, pur essendo chiamata a mediare, resta paralizzata da divergenze tra i suoi membri e da una politica di non-interferenza. Il premier malese Anwar Ibrahim, presidente di turno dell’Associazione, ha chiesto un “cessate il fuoco immediato” e ha convocato una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri prevista per lunedì.
Anche l’Unione Europea segue con attenzione la situazione: l’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha dichiarato di aver dialogato con i ministri degli Esteri di Thailandia e Cambogia per “interrompere il ciclo di escalation” e ha ribadito che “non possiamo permettere che il conflitto peggiori ulteriormente”.
In questo quadro, l’intervento cinese rappresenta un tentativo concreto di riportare stabilità in un’area strategica del Sud-est asiatico, dove le tensioni di sovranità nazionale si intrecciano con interessi geopolitici più ampi.






