Madrid, 9 settembre 2025 – Il premier spagnolo Pedro Sánchez ha denunciato oggi come “inaccettabile” la spirale di violenza a Gaza in un momento di grave crisi umanitaria e militare. In un messaggio pubblicato sul social X, Sánchez ha reso noto di aver avuto un colloquio telefonico con il primo ministro palestinese Mohamed Moustafà, sottolineando la necessità di un intervento urgente per fermare il conflitto e incrementare gli aiuti alla popolazione civile.
Sanchez: “Violenza a Gaza inaccettabile”
Nel corso della giornata, il Consiglio dei ministri spagnolo ha approvato un nuovo piano di sanzioni contro quanto definito un “genocidio a Gaza”. Tra le misure deliberate figura un decreto legge che consolida l’embargo sulle armi a Israele, che la Spagna intende rafforzare assieme alla richiesta di bloccare i flussi di armamenti nella regione. Sánchez ha ribadito che “la pace passa per la soluzione dei due Stati”, riaffermando l’impegno spagnolo per una soluzione diplomatica basata su un equilibrio politico.
Il ministro degli Esteri, Josè Manuel Albares, ha evidenziato come “la Spagna sia il Paese che più sta facendo al mondo per la Palestina”, sottolineando l’impegno umanitario e politico del governo iberico in questo delicato frangente.
La crisi a Gaza e la reazione internazionale
La Striscia di Gaza continua a vivere una situazione drammatica: gli attacchi israeliani hanno causato almeno 91 vittime solo nella giornata di lunedì, con ospedali ormai al collasso e oltre 2 milioni di sfollati che necessitano di assistenza urgente. L’Onu ha ricevuto l’autorizzazione a inviare circa 100 camion di aiuti umanitari, una quota ancora insufficiente rispetto alle necessità della popolazione sotto assedio.
Nel frattempo, 22 Paesi tra cui Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Canada hanno chiesto a Israele di ripristinare immediatamente il flusso degli aiuti umanitari a Gaza, sottolineando come il blocco imposto metta in pericolo vite innocenti e violi il diritto internazionale umanitario. L’Unione Europea, rappresentata dall’Alto Rappresentante Kaja Kallas, ha condiviso questa posizione, condannando anche il nuovo modello israeliano di distribuzione degli aiuti, giudicato “politicamente strumentale e pericoloso”.
Sul fronte militare, le forze israeliane hanno intensificato i raid aerei mirati contro obiettivi definiti come terroristici nella Striscia, mentre i ribelli Houthi dello Yemen hanno annunciato un blocco navale del porto israeliano di Haifa, ampliando così la portata del conflitto nella regione.






