Prevenzione e deterrenza contro cyberattacchi, intrusioni di droni e campagne di disinformazione in territorio NATO. È questo il quadro strategico richiamato dalle parole di Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica. Non ci sarebbe alcuna intenzione di pianificare un assalto militare tradizionale alla Russia o ad altri Paesi, quanto piuttosto di definire una risposta efficace alle azioni ostili di Mosca. Ma vediamo tutto nei dettagli.
La sfida della guerra ibrida tra Russia e NATO
Con l’avvio delle operazioni di guerra ibrida da parte del Cremlino, la NATO ha iniziato a lavorare su contromosse non più soltanto reattive.

Il concetto chiave è la proattività: difesa preventiva, non offensiva, secondo il principio per cui prevenire è meglio che curare.
Cyberdifesa: bloccare le minacce prima che colpiscano
Il primo fronte è quello informatico. Gli attacchi hacker possono colpire infrastrutture critiche come telecomunicazioni, trasporti e ospedali.
Finora le risposte sono state successive agli incidenti, ma l’obiettivo è passare a un approccio anticipato: identificare la fonte degli attacchi e neutralizzarla, prima che possa operare.
Disinformazione: contrasto alle interferenze politiche nei territori NATO
Un secondo asse riguarda la manipolazione dell’opinione pubblica. Il caso delle elezioni rumene è spesso citato come esempio di interferenza.
Con numerosi Paesi al voto nei prossimi mesi, l’Alleanza vuole impedire che campagne ostili influenzino la vita politica dei membri, intervenendo all’origine dei tentativi di condizionamento.
La difesa NATO dai droni: intercettare prima dello sconfinamento
Il terzo tema, particolarmente sensibile, è l’intrusione nello spazio aereo. Gli episodi registrati in Lituania, e attribuiti alla Bielorussia, ripropongono il problema per gli Stati di frontiera.
L’ipotesi allo studio è verificare le traiettorie dei droni e intervenire prima che superino il confine, se la rotta indica chiaramente un ingresso nel territorio europeo.
Droni e caccia: rischi diversi, risposte diverse
La situazione cambia con velivoli con pilota: un drone abbattuto comporta un rischio limitato, mentre colpire un aereo militare può innescare un’escalation.
Anche in questo caso pesa la consapevolezza che le armi più moderne di Mosca possono raggiungere gran parte del territorio europeo in pochi minuti.
La nuova postura: deterrenza attiva
Il modello che emerge è una deterrenza attiva: impedire che le minacce si materializzino, invece di rispondere solo dopo.
Un paradigma che rispecchia un contesto in cui la sicurezza europea è messa alla prova non solo da mezzi militari tradizionali, ma da strumenti tecnologici, informativi e senza pilota.






