Nel contesto geopolitico attuale, la presenza e la gestione delle armi nucleari tattiche in Europa rappresentano un tema di grande rilevanza e complessità. Le dinamiche legate agli arsenali nucleari, specialmente in relazione alla NATO, ai singoli Paesi europei e alle tensioni con la Russia, stanno influenzando il dibattito politico e strategico a livello internazionale.
Bombe nucleari in Italia ed Europa
Secondo le stime aggiornate della Federation of American Scientists, negli Stati membri della NATO sono attualmente stazionate circa 200 armi nucleari tattiche americane. Questi ordigni sono distribuiti in cinque paesi europei: Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia. In particolare, l’Italia ospita circa 90 bombe nucleari B-61, divise tra la base di Aviano (Pordenone) e quella di Ghedi Torre (Brescia): più qualsiasi altro paese NATO. Queste bombe statunitensi, di potenza variabile tra 45 e 170 kiloton, superano di molto la forza distruttiva della bomba di Hiroshima, che aveva una potenza di circa 13 kiloton.
Gli ordigni nucleari presenti in Italia sono conservati in hangar speciali, pronti per essere impiegati da velivoli come i Tornado italiani, addestrati specificamente per missioni nucleari nei poligoni di Capo Frasca (Oristano) e Maniago (Pordenone). Questa realtà, seppur ufficialmente confermata nel documento “Nuclear Posture Review” del 2010, continua a sollevare dibattiti sulla sicurezza e sulla sovranità nazionale.
Il panorama globale
L’Europa vanta due sole potenze nucleari autonome: la Francia e il Regno Unito. La Francia detiene un arsenale di circa 290 testate nucleari, di cui 280 sono schierate su missili intercontinentali e bombardieri strategici, pronte per un impiego immediato. Il Regno Unito invece dispone di circa 225 testate, con 105 di queste conservate come riserve non schierate su vettori.
A livello globale, gli Stati Uniti e la Russia possiedono insieme l’88% delle armi nucleari mondiali. La Russia, in particolare, secondo i dati dell’organizzazione, mantiene un arsenale di 5.449 testate, di cui 1.710 già schierate e pronte all’uso, mentre le restanti sono riserve o in attesa di smantellamento. Questo squilibrio rende il continente europeo un punto nevralgico di tensioni, soprattutto alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina e delle dichiarazioni ambigue degli Stati Uniti sul conflitto.






