Gaza, 3 ottobre 2025 – In un gesto di profonda protesta contro l’operato dell’esercito israeliano, Itamar Greenberg, giovane obiettore di coscienza israeliano, ha recentemente pubblicato un video sul suo profilo X (ex Twitter) nel quale mostra di essere riuscito a entrare a Gaza, sfidando così l’assedio imposto da Israele. Questo episodio si inserisce in un contesto di crescente tensione e solleva nuovamente il dibattito internazionale riguardo alle politiche militari israeliane nella Striscia di Gaza.
Il coraggio di un giovane “refusenik”
Itamar Greenberg, 18 anni, è diventato noto come uno dei più giovani refusenik israeliani, termine con cui si definiscono coloro che rifiutano il servizio militare per motivi etici e politici. Originario di Bnei Brak, una città con una forte presenza haredi, Itamar proviene da una famiglia ultraortodossa. Tuttavia, è stato proprio il suo crescente senso di giustizia a spingerlo a una decisione radicale: rifiutare l’arruolamento nell’esercito israeliano.
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Già incarcerato più volte e condannato a cinque pene consecutive nella prigione militare di Neve Tzedek, Itamar ha motivato il suo gesto con parole chiare e decise: «La comunità haredi rappresenta circa il 14% della popolazione israeliana ed è un ambiente molto chiuso, ma io ho compreso che arruolarsi significava partecipare attivamente a un sistema di violenza e oppressione nei confronti di milioni di palestinesi».
Un gesto simbolico contro l’isolamento di Gaza
Il video pubblicato da Greenberg ha un forte valore simbolico. L’ingresso a Gaza, seppur temporaneo e fermato dalle forze dell’IDF (Israeli Defense Forces), rappresenta un atto di rottura rispetto all’assedio militare che da anni soffoca la Striscia. L’azione di Itamar punta a denunciare la realtà vissuta dalla popolazione palestinese, sottoposta a limitazioni severe e a frequenti raid militari. Il giovane rifiuta di essere complice di questa situazione, mettendo in gioco la propria libertà per attirare l’attenzione internazionale.
La vicenda di Itamar Greenberg si inserisce in un più ampio dibattito sul ruolo dei militari israeliani e sulla crescente presenza di giovani che scelgono il dissenso attivo, sfidando le norme imposte dallo Stato. Il suo gesto ha suscitato diverse reazioni, sia di sostegno da parte di gruppi pacifisti, sia di condanna da parte delle autorità militari israeliane.






