28 dicembre 2025 – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si appresta a incontrare il presidente statunitense Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida, in un momento di forte tensione internazionale e in vista delle elezioni israeliane del 2026. L’incontro, il quinto dall’insediamento di Trump a gennaio, si svolgerà lunedì, il giorno dopo il bilaterale tra il tycoon e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
L’incontro tra Netanyahu e Trump: dossier Gaza e sicurezza regionale
Netanyahu ha scelto di partire senza giornalisti e senza rilasciare dichiarazioni pre-partenza, sottolineando la delicatezza della partita diplomatica in corso. Il premier israeliano cerca il sostegno americano per rafforzare la propria posizione sia sul piano internazionale sia su quello interno, dove la sua coalizione mostra segni di indebolimento a causa delle tensioni interne e di due anni di conflitto che hanno profondamente diviso la società israeliana.
Al centro del colloquio con Trump ci sarà la situazione di Gaza, con particolare attenzione alla seconda fase del cessate il fuoco, che prevede la creazione di un governo tecnico palestinese nella Striscia e l’invio di una Forza internazionale di stabilizzazione, con un ulteriore ritiro delle truppe israeliane dall’enclave. Tuttavia, Israele e Hamas non hanno ancora firmato impegni formali sulla prosecuzione del cessate il fuoco e continuano a scambiarsi accuse di violazioni: Hamas non ha ancora restituito il corpo di un ostaggio, mentre Israele ha mantenuto chiuso il valico di Rafah in ingresso, consentendo solo l’uscita dalla Striscia.
Oltre a Gaza, Netanyahu porterà all’attenzione di Trump le preoccupazioni relative all’Iran e al Libano. Israele denuncia l’espansione della produzione di missili balistici iraniani, soprattutto dopo la guerra di giugno che ha visto un’escalation di attacchi reciproci. L’esercito israeliano ha recentemente colpito obiettivi strategici iraniani, tra cui l’aeroporto di Mashhad e il quartier generale nucleare di Teheran, definendo tali operazioni le più profonde dall’inizio del conflitto. L’Iran ha reagito con lanci di missili verso Israele, causando vittime civili, e ha promesso una “risposta devastante” agli attacchi israeliani.
Verso le elezioni israeliane: la strategia politica di Netanyahu
Le tensioni con Teheran e il Libano si intrecciano con la campagna elettorale interna israeliana. I sondaggi indicano che la coalizione di Netanyahu attualmente non raggiunge la maggioranza necessaria in Knesset, oscillando tra 49 e 54 seggi su 120. Il premier, al potere quasi ininterrottamente da 18 anni, punta a consolidare il sostegno di Trump per rafforzare la sua posizione politica in vista del voto di ottobre 2026.
La storica alleanza tra Netanyahu e Trump, già evidente nelle campagne elettorali del 2019 e 2020, sarà nuovamente al centro della strategia politica di Bibi. Secondo fonti del Likud, è già in programma una possibile visita del presidente americano in Israele nei prossimi mesi. Nel frattempo, Netanyahu cerca anche di ottenere la grazia dai procedimenti giudiziari in corso, un tema che si intreccia con il sostegno politico che Trump ha offerto al premier israeliano.
Il confronto a Mar-a-Lago rappresenta dunque un momento cruciale per definire le prossime mosse diplomatiche e militari nella regione, in un quadro di forte instabilità e con un occhio attento agli sviluppi elettorali interni di Israele.






