Un importante cambiamento nella leadership della sicurezza nazionale israeliana è stato annunciato oggi. Benjamin Netanyahu, Primo Ministro di Israele, ha deciso di sostituire con effetto immediato il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Tzachi Hanegbi. La notizia è stata confermata dallo stesso Hanegbi e riportata dai media israeliani.
Il cambio al vertice della sicurezza nazionale
Tzachi Hanegbi, figura di rilievo del partito Likud e ministro dagli anni ’90, si sarebbe opposto al piano di Netanyahu dell’invasione di Gaza City durante l’estate. Nella sua dichiarazione, Hanegbi ha riconosciuto disaccordi con il premier e ha ammesso la responsabilità per quello che ha definito il “terribile fallimento del 7 ottobre“, giorno in cui è iniziata la guerra in corso tra Israele e Hamas. Ha sottolineato che il conflitto, pur essendo stato recentemente oggetto di un cessate il fuoco, “non è ancora finito“. Hanegbi ha inoltre richiesto un’indagine approfondita per apprendere le lezioni necessarie e contribuire a ripristinare la fiducia pubblica, duramente scossa dagli eventi.
Parallelamente a questa sostituzione, Netanyahu ha perso altri membri chiave della sua cerchia ristretta: il Capo di gabinetto Tzachi Braverman sarà ambasciatore israeliano a Londra, mentre il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer dovrebbe lasciare l’incarico nei prossimi mesi, come riportato dal Times of Israel.
Contesto e implicazioni della decisione
Il cambio di consiglieri avviene in un momento di grande tensione e instabilità per Israele. Il conflitto iniziato il 7 ottobre 2023 ha provocato un impatto profondo sulla società israeliana e sulla sicurezza nazionale. La gestione della guerra e la responsabilità del governo sono oggetto di dibattito interno, come evidenziato dalle ammissioni di Hanegbi riguardo al fallimento iniziale.
Netanyahu, leader storico del Likud e primo ministro in carica dal dicembre 2022, sta affrontando sfide anche sul fronte diplomatico e militare, con continui attacchi e tensioni nella regione. Il rimpasto nella sicurezza nazionale rappresenta un tentativo di riorganizzare la risposta dello Stato alle sfide attuali, in un contesto di pressioni interne e internazionali.






