Gerusalemme, 10 novembre 2025 – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito con fermezza in Parlamento che la guerra non è affatto terminata, evidenziando come i nemici di Israele si stiano nuovamente riarmando e non abbiano rinunciato all’obiettivo di distruggere lo Stato ebraico. Nel suo discorso alla Knesset, Netanyahu ha sottolineato l’impegno a far rispettare gli accordi di cessate il fuoco a Gaza e in Libano con il cosiddetto “pugno di ferro”, avvertendo che Hamas verrà disarmato e la Striscia di Gaza smilitarizzata, “nel modo più facile o nel modo più difficile, ma accadrà”.
La linea dura di Netanyahu e la questione della tregua
Il primo ministro israeliano ha descritto un quadro di incertezza e di minaccia persistente, con Hamas che continua a violare gli accordi, in particolare riguardo alla restituzione dei corpi degli ostaggi. Netanyahu ha dichiarato di conoscere esattamente quanti corpi sono ancora trattenuti da Hamas e ha avvertito che Israele saprà come agire in caso di mancato rispetto dell’intesa. La determinazione del governo è supportata anche dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar, che ha sottolineato il ruolo di Israele nell’attuazione del piano di cessate il fuoco e il rischio di una nuova escalation qualora Hamas persistesse nelle violazioni.

Polemiche interne e richiesta di commissione d’inchiesta
Nel dibattito parlamentare israeliano è emersa una forte tensione attorno alla proposta di istituire una commissione d’inchiesta statale per fare luce sul massacro avvenuto il 7 ottobre. Netanyahu ha affermato che una “enorme maggioranza” della popolazione non sostiene la creazione di tale commissione, provocando la reazione accesa delle famiglie delle vittime, che hanno manifestato il loro dissenso con grida di “vergogna” dalle tribune. Il leader di Israel Beitenu, Avigdor Lieberman, ha invece accusato il premier di essere il principale responsabile del massacro e di aver finanziato Hamas con fondi provenienti dal Qatar.
Questa situazione politica interna si innesta in un contesto di tensioni e di pressioni internazionali, mentre continuano i colloqui tra Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha ribadito il sostegno alle misure israeliane e la necessità che Hamas rispetti gli impegni assunti.






