Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito oggi il suo fermo impegno a contrastare gli appelli internazionali al riconoscimento di uno Stato palestinese all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel corso della riunione settimanale del governo, Netanyahu ha annunciato che venerdì, durante il suo intervento all’ONU, presenterà quella che ha definito “la verità oggettiva” di Israele, sottolineando la necessità di perseguire “la pace attraverso la forza”.
La posizione di Israele sull’ONU e lo Stato palestinese
Netanyahu ha avvertito che il riconoscimento di uno Stato palestinese rappresenterebbe una minaccia diretta all’esistenza di Israele. “Dovremo combattere all’ONU e in tutte le altre arene contro la falsa propaganda rivolta a noi e contro gli appelli alla creazione di uno Stato palestinese, che metterebbero in pericolo la nostra esistenza e costituirebbero una ricompensa assurda per il terrore”, ha dichiarato, ribadendo una posizione già espressa in passato. Secondo il premier, infatti, le nazioni che dovessero riconoscere uno Stato palestinese all’Assemblea generale delle Nazioni Unite starebbero di fatto premiando gli atti terroristici di Hamas contro Israele.
Il premier israeliano, leader del partito conservatore Likud e in carica dal dicembre 2022, ha inoltre annunciato che al termine dei lavori dell’Assemblea Generale incontrerà nuovamente il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, un alleato stretto con cui si è confrontato più volte dall’inizio del secondo mandato di quest’ultimo. L’incontro, il quarto dall’insediamento di Trump nel 2025, sarà occasione per discutere delle questioni bilaterali e regionali.
Netanyahu, il contesto politico e le tensioni attuali
Nel contesto delle tensioni sempre elevate in Medio Oriente, la posizione di Netanyahu si inserisce in un quadro di crescente pressione internazionale per un riavvio del processo di pace, mentre a livello globale le Nazioni Unite continuano a discutere il futuro del riconoscimento del popolo palestinese. La posizione israeliana, tuttavia, resta ferma nel considerare il riconoscimento dello Stato palestinese come una possibile “ricompensa al terrore”, un tema che Netanyahu ha sottolineato con decisione anche in questa ultima dichiarazione.






