New York, 25 settembre 2025 – Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu è arrivato oggi a New York in vista del suo atteso discorso alle Nazioni Unite, previsto per domani mattina. La visita si inserisce in un contesto internazionale particolarmente teso dopo il massiccio attacco israeliano al quartier generale di Hezbollah nella periferia sud di Beirut, che ha causato numerose vittime e forti ripercussioni diplomatiche in Medio Oriente.
Netanyahu e il contesto geopolitico
Il premier israeliano è giunto nella Grande Mela senza alcuni dei suoi principali consiglieri, tra cui il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Tzachi Hanegbi e il capo negoziatore per la liberazione degli ostaggi, Gal Hirsch. Proprio ieri, da New York, Netanyahu ha autorizzato il raid israeliano su Beirut, mirato a colpire la leadership di Hezbollah, in particolare il segretario generale Hassan Nasrallah, ritenuto presente nel quartier generale colpito. Sebbene fonti vicine a Hezbollah abbiano affermato che Nasrallah “sta bene”, il raid ha provocato la morte di importanti figure del movimento sciita e almeno un centinaio di vittime civili, con la figlia di Nasrallah tra le persone uccise secondo alcuni rapporti non ancora ufficialmente confermati.
La reazione internazionale è stata immediata: il premier libanese Najib Mikati ha annullato la sua permanenza a New York per tornare a Beirut e convocare una riunione d’emergenza del Consiglio dei ministri. Da Teheran, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha definito il raid un “palese crimine di guerra”, mentre gli Stati Uniti hanno dichiarato che stanno ancora raccogliendo informazioni sull’accaduto, con il segretario di Stato Antony Blinken che ha sottolineato la necessità di trovare modalità efficaci per affrontare le minacce senza alimentare ulteriori conflitti.
La posizione israeliana e le tensioni regionali
Il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), contrammiraglio Daniel Hagari, ha ribadito che l’aviazione israeliana continuerà a pattugliare lo spazio aereo vicino all’aeroporto internazionale di Beirut, impedendo l’atterraggio di voli sospettati di trasportare armi. “È un aeroporto civile e deve rimanere tale”, ha affermato, sottolineando che, a differenza della Siria, finora il Libano ha agito responsabilmente evitando il trasferimento di armi via aerea.
In parallelo, Hezbollah ha risposto lanciando razzi contro la città israeliana di Safad, causando gravi danni materiali ma senza notizie immediate di feriti. L’esercito israeliano ha inoltre colpito altri obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano mentre le sirene antiaeree suonavano nel nord di Israele, segnando un’escalation delle ostilità sul confine.
Il contesto di queste azioni militari si intreccia con la imminente assemblea dell’ONU, nella quale Netanyahu si appresta a tenere un discorso che, secondo fonti israeliane, potrebbe segnare una svolta nella strategia del Paese verso Hezbollah e il Libano. Il premier israeliano ha già definito l’Assemblea delle Nazioni Unite una “palude antisemita”, denunciando quello che ritiene un atteggiamento ostile verso Israele proprio in un momento di forte crisi regionale.






