La fine della guerra a Gaza potrebbe aprire la strada a nuovi accordi di pace tra Israele e altri paesi arabi, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty in un’intervista all’emittente saudita Al-Arabiya. Il diplomatico ha sottolineato che il principale garante del successo dei colloqui indiretti tra Hamas e Israele in Egitto è l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e ha illustrato i punti chiave delle negoziazioni in corso a Sharm el-Sheikh.
Inoltre, Israele e Hamas hanno scambiato liste di prigionieri da rilasciare, come confermato dal rappresentatne della delegazione di Hamas, Taher al-Nunu, all’agenzia AFP. L’uomo ha sottolineato che “l’ottimismo prevale tra tutte le parti” coinvolte nelle discussioni e che «i mediatori stanno facendo grandi sforzi per rimuovere qualsiasi ostacolo all’attuazione del cessate il fuoco, le liste dei prigionieri da rilasciare sono state scambiate oggi secondo i criteri e i numeri concordati»
Le condizioni per la pace a Gaza
Secondo Abdelatty, i colloqui in corso si concentrano sulla prima fase del piano statunitense, che prevede la fine della guerra, il trasferimento degli aiuti umanitari, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri di sicurezza palestinesi. L’Egitto, insieme agli Stati Uniti, sta lavorando per trovare un’intesa che possa mettere fine al conflitto e creare le condizioni per ulteriori accordi di normalizzazione tra Israele e altri stati arabi.
Il ministro egiziano ha evidenziato l’importanza del sostegno americano, guidato da Donald Trump, nella mediazione dei negoziati. L’amministrazione statunitense si è proposta come facilitatore per una soluzione che possa garantire stabilità e pace duratura nella regione, un impegno che assume particolare rilievo dopo anni di tensioni e conflitti.
Questioni delicate: ostaggi, corpi e garanzie internazionali
Intanto, emergono dettagli rilevanti sugli ostaggi trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza. Secondo un articolo del Wall Street Journal Hamas ha richiesto che nel possibile scambio con Israele siano inclusi i corpi dei leader Yahya e Muhammad Sinwar, oltre ai prigionieri ancora in vita e ai condannati per terrorismo. Israele, tuttavia, ha già respinto questa richiesta, evidenziando la complessità delle trattative sul tema degli ostaggi.
Parallelamente, il Qatar, che sta partecipando attivamente ai negoziati, ha chiesto forti garanzie scritte da parte di Israele per assicurare il rispetto degli accordi. Il portavoce del ministero degli Esteri qatariota, Majed al-Ansari, ha sottolineato l’importanza di un impegno internazionale formale per garantire che Israele adempia ai propri obblighi. Il Qatar auspica che le trattative portino al ritiro israeliano da Gaza, all’ingresso di maggiori aiuti umanitari e alla conclusione definitiva del conflitto, senza lo sfollamento dei residenti e senza cambiamenti territoriali forzati.
Il primo ministro del Qatar, Mohammed Abdulrahman Al Thani, è atteso in Egitto per partecipare ai negoziati indiretti tra Israele e Hamas, nel tentativo di superare gli ostacoli e raggiungere un accordo condiviso.
Il piano Trump, al centro delle discussioni, prevede anche il rispetto di 20 punti concordati dalle parti, sebbene permangano dubbi e difficoltà nei dettagli, come ha osservato al-Ansari.






