Proseguono in Egitto i delicati negoziati tra Hamas e Israele, con il movimento islamista palestinese che ha manifestato una disponibilità storica a discutere il proprio disarmo, pur mantenendo ferme alcune condizioni chiave per la gestione futura della Striscia di Gaza.
Negoziati in Egitto: Hamas propone disarmo ma respinge governance internazionale
Secondo quanto riportato dall’agenzia Efe dal Cairo, Hamas avrebbe accettato di consegnare le armi a un comitato egiziano-palestinese. Tuttavia, il movimento ha rifiutato categoricamente l’ipotesi di affidarne la gestione a un comitato internazionale di transizione. Hamas ha espresso la volontà di negoziare con l’Autorità Nazionale Palestinese e ha rigettato la proposta di porre Tony Blair come governatore di Gaza, pur accettando che l’ex Primo Ministro britannico assuma un ruolo di monitoraggio a distanza.
Questa posizione arriva nel quadro del primo round di colloqui svoltosi ieri a Sharm el-Sheikh, dove Hamas ha inoltre richiesto il ritiro immediato delle truppe israeliane dai quartieri residenziali di Gaza come condizione preliminare per avviare uno scambio di ostaggi. Fonti mediatiche vicine ai negoziatori hanno confermato la ferma richiesta del cessate il fuoco e la liberazione di detenuti palestinesi condannati all’ergastolo, inclusi nomi di rilievo come Marwan Barghouti.
Coinvolgimento internazionale e alta tensione
Il secondo round di colloqui vedrà la partecipazione di figure di spicco come Steve Witkoff, inviato speciale dell’ex presidente Donald Trump, e Jared Kushner, genero di Trump, arrivati in Egitto per sostenere il processo negoziale. La delegazione palestinese è guidata dal capo negoziatore di Hamas, Khalil al-Hayya, giunto a Sharm el-Sheikh con una delegazione che dovrà affrontare sia i negoziati indiretti con Israele, sia incontri intra-palestinesi volti all’unità politica.
Parallelamente, Hamas ha condannato l’“assenza di una risposta araba significativa” alla crisi di Gaza, accusando Israele di continuare i massacri contro civili palestinesi in un silenzio internazionale che definisce “vergognoso”. Il movimento islamista ha ribadito la determinazione del popolo palestinese a difendere i propri diritti legittimi contro ogni forma di sfollamento forzato.
I colloqui si svolgono sotto rigide misure di sicurezza e con un alto livello di attenzione internazionale, mentre si attendono sviluppi cruciali nelle prossime ore che potrebbero segnare una svolta nel conflitto in corso nella Striscia di Gaza.






