Gaza, 17 ottobre 2025 – Nel contesto drammatico della Striscia di Gaza, dove violenze e distruzioni sembrano non avere fine, si è svolto un evento di enorme valore simbolico e umano: l’esame di maturità di oltre 27.000 giovani palestinesi. Questo appuntamento, noto come tawjihi, rappresenta molto più di una semplice prova scolastica; è un segno di resilienza e speranza in un territorio segnato da conflitti e difficoltà quotidiane.
Il tawjihi: un rito di passaggio sotto l’ombra della guerra
Il tawjihi è l’esame di maturità palestinese che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, un traguardo fondamentale per ogni studente. Storicamente, Gaza vantava un tasso di alfabetizzazione del 97%, con il 90% dei giovani iscritti alla scuola superiore e un sorprendente 45% che accedeva all’università, percentuale ben superiore rispetto alla media italiana, ferma al 30%. Tuttavia, la realtà attuale è profondamente mutata. Il sistema educativo è stato duramente colpito dai conflitti: il 97% delle scuole ha subito danni o distruzioni, e per il terzo anno consecutivo le lezioni regolari sono state interrotte per i circa 625.000 studenti delle scuole e 90.000 universitari della Striscia.
In questo scenario, lo svolgimento dell’esame di maturità sembrava impossibile. Ma lo scorso settembre, grazie alla collaborazione tra il ministero dell’Istruzione palestinese e l’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo umano), è stato organizzato un tawjihi online, con modalità studiate per superare le limitazioni di connettività. La prova si è svolta nell’arco di dieci giorni, permettendo a tutti gli studenti di partecipare nonostante le difficoltà tecnologiche.
Giovani studenti tra macerie e speranze
Affrontare l’esame sotto il fragore delle bombe e la presenza dei mezzi militari è un atto di coraggio e determinazione. I risultati, finalmente pubblicati questa settimana, sono stati accolti con gioia e feste tra le rovine. Tanti giovani vedono in questo traguardo la possibilità di realizzare i propri sogni: diventare medici, giornalisti, insegnanti, scienziati. La loro voce racconta di una realtà fatta di fatica e dolore, ma anche di una luce di speranza che non si spegne.
Tra i protagonisti di questa storia vi sono anche studenti con disabilità uditive, come quelli dell’Istituto Effetà a Betlemme. Questa scuola, attiva da oltre dieci anni, offre la possibilità agli studenti di conseguire il diploma di tawjihi, con un percorso educativo inclusivo e supporti specifici come l’apprendimento del linguaggio labiale. Mahmoud e Ziad, due giovani amici che hanno superato la prova, aspirano a diventare ingegneri, mentre altri compagni puntano a carriere nell’assistenza sanitaria o a portare avanti le attività familiari. Il progetto “Sentiamoci Bene!”, sostenuto dalla Fondazione Giovanni Paolo II e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo, ha contribuito a garantire borse di studio per questi ragazzi, sottolineando l’importanza di un’educazione accessibile anche in condizioni difficili.






