Roma, 11 agosto 2025 – Un attacco mirato condotto dalle forze israeliane ha causato la morte di sei operatori dell’informazione palestinesi della rete panaraba Al Jazeera, tra cui il noto giornalista Anas al-Sharif, nella serata di ieri a Gaza City. L’episodio, avvenuto vicino all’ospedale al-Shifa, ha scosso profondamente la comunità internazionale e alimenta il dibattito sul diritto alla libertà di stampa in zone di conflitto come la Striscia di Gaza.
Raid israeliano contro Al Jazeera: uccisi sei giornalisti a Gaza
Nel raid, eseguito tramite droni che hanno lanciato missili sulla tenda utilizzata dallo staff di Al Jazeera, sono rimasti uccisi Anas al-Sharif, Mohammed Qreiqeh, Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal, Moamen Aliwa e il giornalista freelance Mohammed Al-Khaldi. L’attacco è stato denunciato come un atto “palese e deliberato” contro la libertà di stampa dalla stessa emittente qatariota, che definisce Gaza “un campo di concentramento” e sottolinea come il diritto internazionale venga sistematicamente violato dall’esercito israeliano.
L’esercito israeliano ha invece definito Anas al-Sharif come “a capo di una cellula terroristica di Hamas”, accusandolo di essere responsabile di attacchi missilistici contro civili e truppe israeliane. Questa accusa, basata su una fotografia che lo ritrae con leader di Hamas, è stata ripresa da molti media internazionali senza una verifica indipendente, generando critiche e proteste in Italia.
Protesta a Roma contro la disinformazione e a sostegno dei giornalisti uccisi
A Roma, un gruppo di cittadini appartenenti a organizzazioni come Articolo 21 e Rete No Bavaglio, insieme alla comunità palestinese locale, si è radunato davanti alla sede Rai in viale Mazzini per denunciare quella che definiscono una “deriva di disinformazione” nelle tv italiane. Il presidente della comunità palestinese di Roma e Lazio, Youssef Salman, ha espresso forte indignazione per la narrazione diffusa dall’informazione italiana, che secondo lui minimizza l’occupazione israeliana e gli attacchi contro i giornalisti palestinesi.
Durante il sit-in, è stato ricordato che dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023, sono oltre 242 i giornalisti palestinesi uccisi da Israele, un dato che testimonia la gravità della situazione e la pericolosità nel raccontare la realtà dalla Striscia di Gaza. Tra i manifestanti, le gigantografie degli operatori di Al Jazeera caduti hanno voluto simboleggiare il sacrificio di chi continua a documentare l’orrore della guerra.
Al centro della polemica c’è anche la decisione dell’IDF di sostenere che un giornalista possa essere considerato “terrorista” in base a un’immagine o a sospetti non verificati, un’accusa che secondo gli attivisti rappresenta un tentativo di delegittimare il lavoro giornalistico e di soffocare le voci critiche.
L’attacco di ieri si inserisce in un quadro più ampio di restrizioni e violenze contro i media nella regione: dall’inizio del conflitto, infatti, l’accesso dei media internazionali a Gaza è fortemente limitato, rendendo sempre più difficile la copertura indipendente e il flusso di informazioni verificate. Al Jazeera stessa ha subito nel 2024 la sospensione delle sue attività da parte del governo israeliano e la chiusura forzata delle sue sedi a Gerusalemme Est.
La morte di Anas al-Sharif e dei suoi colleghi rappresenta una profonda ferita per il giornalismo internazionale e solleva questioni cruciali sul ruolo della stampa nelle aree di guerra e sulla tutela dei professionisti dell’informazione.
Fonte: Davide Di Carlo - Gaza, il sit-in davanti la Rai per i giornalisti di Al Jazeera: "Il vero terrorista è Israele"





