Washington, 26 settembre 2025 – L’amministrazione Trump, rientrata alla Casa Bianca nel gennaio 2025, sta elaborando un piano per la gestione post-bellica della Striscia di Gaza che vedrebbe al centro una figura di spicco della politica internazionale, l’ex premier britannico Tony Blair. L’idea, riportata da fonti israeliane e britanniche, prevede la nomina di Blair a capo di una amministrazione di transizione internazionale per governare Gaza al termine del conflitto, in attesa di un ritorno progressivo alla sovranità palestinese affidata all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
Trump e Tony Blair: un piano di transizione per Gaza
Blair, che ha ricoperto il ruolo di Primo Ministro del Regno Unito dal 1997 al 2007 e successivamente è stato inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente fino al 2015, è da tempo impegnato come consulente strategico su questioni globali attraverso il suo istituto, il Tony Blair Institute for Global Change. Il suo coinvolgimento nella gestione futura di Gaza si inserisce in un progetto più ampio che include la collaborazione con l’amministrazione Trump, in particolare con Jared Kushner e l’inviato speciale Steve Witkoff, per elaborare soluzioni di ricostruzione e stabilizzazione.
Il piano prevede la creazione di un organismo internazionale chiamato Gaza International Transitional Authority (GITA), che avrebbe la suprema autorità politica e giuridica sulla Striscia per un periodo stimato di cinque anni. Tale amministrazione temporanea dovrebbe operare inizialmente dalla città egiziana di Al Arish, nel Nord Sinai, per poi entrare a Gaza supportata da una forza multinazionale prevalentemente araba con il sostegno dell’ONU. Il modello si ispira a precedenti esperienze di transizione territoriale, come quelle di Timor Est e Kosovo.
Il coinvolgimento di Blair nella gestione di Gaza ha suscitato reazioni contrastanti. Se da una parte si riconosce la sua esperienza di negoziatore e diplomatico internazionale, dall’altra il suo passato politico, segnato dalla partecipazione alla guerra in Iraq e dalle critiche conseguenti, alimenta dubbi e polemiche. Il progetto mira a una riunificazione del territorio palestinese sotto l’egida dell’ANP, ma resta ancora da vedere come le parti coinvolte, inclusi gli attori regionali come l’Egitto e i paesi arabi, reagiranno a questo tentativo di amministrazione internazionale.






