Si è conclusa a Beirut la riunione del governo libanese dedicata alla discussione sul piano di disarmo di Hezbollah, senza che il portavoce abbia reso note decisioni ufficiali riguardanti la questione. L’incontro, molto atteso, è stato segnato dall’uscita anticipata dei cinque ministri sciiti, quattro dei quali appartenenti all’alleanza Hezbollah-Amal, poco prima della presentazione del piano da parte del capo dell’esercito, generale Rodolphe Haykal.
Disarmo Hezbollah: ,inistri sciiti lasciano la riunione, tensioni politiche in aumento
Secondo il canale televisivo Al Manar, organo di Hezbollah, l’abbandono della seduta da parte dei ministri sciiti apre “una grave crisi politica nel paese”. Al momento non sono state confermate dimissioni da parte dei rappresentanti di Hezbollah e Amal, ma la situazione evidenzia la forte opposizione all’operazione di disarmo. Nel frattempo, l’esercito libanese ha dispiegato unità nelle zone intorno alla periferia sud di Beirut, tradizionale roccaforte di Hezbollah, a scopo precauzionale.
Un piano di disarmo controverso e collegato ai campi palestinesi
Il piano di disarmo in esame, presentato dall’esercito e discusso dal governo, prevede un’attuazione estesa su un periodo di circa quindici mesi, diversamente dai tempi più brevi richiesti dagli Stati Uniti. L’applicazione del piano è subordinata al ritiro delle forze israeliane dal sud del Libano, dove l’occupazione militare e i bombardamenti aerei continuano nonostante un accordo di cessate il fuoco firmato a fine novembre 2024.
Parallelamente, sono in corso operazioni per il disarmo dei campi palestinesi in Libano, iniziando da Burj el-Barajneh, con l’appoggio di Abu Mazen e la supervisione dell’esercito libanese. Queste iniziative, strettamente connesse al piano di disarmo di Hezbollah, rappresentano un segnale politico e militare importante nel contesto regionale.
Hezbollah, fondato nel 1982 come milizia paramilitare e oggi anche partito politico, mantiene un ruolo centrale nel Libano e nella regione, basando la propria identità sulla resistenza all’occupazione israeliana. Il gruppo ha respinto con fermezza i tentativi di disarmo, definendo tali misure come “strategie arrendevoli” che minano la sovranità del Libano e favoriscono gli interessi israeliani.






