Beirut, 26 agosto 2025 – È iniziata oggi a Beirut la missione dell’inviato speciale degli Stati Uniti per Siria e Libano, Thomas Barrack, con l’obiettivo di avviare il processo di disarmo di Hezbollah. Dopo una serie di incontri istituzionali nei giorni scorsi in Israele e Siria, Barrack è stato ricevuto dal presidente libanese Joseph Aoun al palazzo presidenziale di Baabda, per discutere il piano che il Libano presenterà ufficialmente il 31 agosto per convincere il partito-milizia sciita a deporre le armi.
Il piano libanese e la posizione di Israele
L’inviato americano ha annunciato che il governo di Beirut è pronto a sottoporre un progetto per il disarmo di Hezbollah entro la fine di quest’anno, come stabilito dalla tabella di marcia adottata il 7 agosto scorso, frutto di un’intesa suggerita dagli Stati Uniti. Tuttavia, la controparte israeliana ha già annunciato che presenterà una controproposta al ricevimento del piano libanese.
Israele, come spiegato dalla vice di Barrack, Morgan Ortagus, è disposto ad adottare un approccio graduale: “Si tratta di piccoli passi con il governo libanese. Per ogni passo compiuto da Beirut, incoraggeremo Israele a muoversi di conseguenza”. L’esecutivo israeliano ha ribadito di non volere occupare il Libano, ma di attendere “passi concreti” in materia di smantellamento delle armi di Hezbollah prima di procedere a un eventuale ritiro delle truppe ancora presenti nel sud del paese.
Le sfide sul terreno e le posizioni di Hezbollah
Il disarmo di Hezbollah, che rappresenta una delle principali sfide politiche e di sicurezza per il Libano, rimane un tema estremamente delicato. Il partito sciita filo-iraniano, considerato da Israele e Stati Uniti un’organizzazione paramilitare con un arsenale rilevante, ha finora respinto l’idea di un completo disarmo. Il leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha riaffermato il rifiuto di deporre le armi, pur esprimendo disponibilità a collaborare con l’esercito libanese.
L’organizzazione condiziona il proprio disarmo al ritiro israeliano, che a sua volta dipende da passi concreti da parte libanese. Nel frattempo, il governo di Beirut, guidato dal primo ministro Nawaf Salam, sta procedendo con graduali smantellamenti di siti militari a sud del fiume Litani, in linea con l’accordo di cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti e dalla Francia dall’ormai passato 27 novembre 2024.
Thomas Barrack, di origini libanesi e con un passato da imprenditore e diplomatico, ha sottolineato che la questione delle armi di Hezbollah è “puramente interna” al Libano e che gli Stati Uniti non possono chiedere garanzie a Israele. Il diplomatico ha invitato le autorità libanesi a proseguire con «pazienza e dialogo», coinvolgendo anche leader religiosi e diverse forze politiche per ottenere un consenso ampio sul tema.
La missione di Barrack continua adesso con un atteso viaggio a Tel Aviv, mentre sul fronte interno libanese la situazione rimane complessa. Le recenti elezioni municipali hanno confermato la forza dei partiti tradizionali, inclusi Hezbollah e i suoi alleati, mentre il governo cerca di evitare uno scontro diretto con la milizia sciita, consapevole della delicatezza del quadro politico e della necessità di mantenere fragile equilibrio nel paese.






