Wellington, 19 novembre 2025 – La Nuova Zelanda, paese insulare dell’Oceania con una popolazione di circa 5,4 milioni di abitanti, sta vivendo un fenomeno migratorio particolarmente critico. Secondo gli ultimi dati ufficiali, da gennaio a settembre 2025 ben 72.700 neozelandesi hanno deciso di trasferirsi all’estero, mentre il saldo migratorio netto – la differenza tra immigrati ed emigrati – si è attestato a sole 12.400 unità, il valore più basso dal 2013 a oggi, a eccezione del periodo pandemico. Questa fuga di cittadini, in un paese noto per l’elevato tenore di vita e la stabilità politica, sta attirando l’attenzione internazionale e solleva domande sulle ragioni profonde di questo esodo.
I fattori dell’esodo neozelandese
Il primo ministro Christopher Luxon guida un governo di centrodestra che si trova a fronteggiare una situazione complessa. L’opposizione laburista accusa l’esecutivo, sostenendo che molti kiwi stiano “votando con i piedi”, ovvero abbandonando il paese a causa della gestione politica. Tuttavia, i motivi dietro questa emigrazione sono multifattoriali e radicati in problemi strutturali dell’economia e della società neozelandese.
L’economia del paese è attualmente in recessione, con un aumento preoccupante della disoccupazione. La crisi del mercato immobiliare è un altro fattore cruciale: il settore immobiliare rappresenta circa la metà del PIL nazionale, ma i prezzi delle case sono diventati proibitivi soprattutto per i giovani, spingendoli a cercare opportunità altrove. La maggior parte dei neozelandesi che abbandonano il territorio si dirige verso l’Australia, loro vicino geografico e partner commerciale e politico con il quale esiste un regime di libero movimento.
Inoltre, la Nuova Zelanda soffre di una carenza di industrie competitive su scala globale. La produzione industriale, così come i servizi finanziari, non riescono a competere con i poli asiatici o australiani, più vicini ai principali mercati e alle rotte marittime. Il settore agricolo rimane uno dei punti di forza del paese, grazie a tecnologie avanzate e risorse naturali, ma è altamente meccanizzato e non attrae i giovani neozelandesi, che preferiscono impieghi urbani più stimolanti.
Il ruolo dell’Australia e la fuga dei cervelli
L’Australia, con una popolazione di circa 26 milioni di abitanti e guidata dal Primo ministro Anthony Albanese, rappresenta la meta principale per i migranti neozelandesi. Il legame tra Wellington e Canberra è molto stretto, tanto che circa il 10% dei cittadini neozelandesi risiede attualmente in Australia. I neozelandesi che emigrano sono generalmente giovani con un alto livello d’istruzione, spesso all’inizio della carriera lavorativa, attratti dalle maggiori opportunità occupazionali e dall’accesso facilitato a università e servizi sociali.
Non solo i neozelandesi, ma anche molti stranieri che erano entrati nel paese grazie a politiche migratorie relativamente permissive stanno ora lasciando la Nuova Zelanda per trasferirsi in Australia. Questo calo dei flussi migratori in entrata aggrava ulteriormente il problema della fuga di cervelli, che fino a poco tempo fa veniva compensata dall’arrivo di professionisti qualificati da Cina e India.
Nuova Zelanda: prospettive future
Il governo di Christopher Luxon ha dichiarato che la priorità è elaborare una strategia a lungo termine per trattenere i cittadini e invertire la tendenza migratoria. Tuttavia, il confronto con il passato è impietoso: nel 2009 l’allora premier John Key si era prefissato l’obiettivo di raggiungere il livello di crescita e benessere australiano entro il 2025, un traguardo che ora appare irraggiungibile. Il giornale The Economist ha ironizzato sul fatto che un obiettivo più realistico sarebbe “battere le Fiji entro il 2050”.
Nonostante le difficoltà, la Nuova Zelanda resta un paese con un elevato indice di sviluppo umano (ISU pari a 0,937 nel 2021), una monarchia parlamentare stabile con a capo il monarca Carlo III, e una capitale, Wellington, nota per la sua vivacità culturale e politica. La convivenza tra tradizioni māori e influenze occidentali continua a caratterizzare la società neozelandese, che si distingue anche per la tutela sociale avanzata e per un forte attaccamento all’ambiente.
Il fenomeno migratorio, dunque, si colloca in un quadro più ampio di trasformazioni economiche e sociali, in cui la Nuova Zelanda deve affrontare sfide complesse per mantenere il proprio ruolo di paese progressista e attrattivo nel Pacifico meridionale.






