Milano, 12 novembre 2025 – Sono ormai oltre 6,4 milioni gli italiani che vivono stabilmente all’estero, una cifra in costante crescita che racconta un Paese che continua a spostarsi. Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2025 della Fondazione Migrantes, il numero di connazionali iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) supera oggi quello degli stranieri che vivono in Italia: un sorpasso simbolico, ma anche rivelatore di un fenomeno strutturale e di lungo periodo. Dietro i numeri ci sono storie di lavoro, di studio, di ricerca di nuove opportunità. E, sempre più spesso, anche scelte di vita legate alla qualità dei servizi, alla carriera o al costo della vita. Ma dove vanno gli italiani, e quali territori d’Italia si svuotano di più?

Italiani all’estero: oltre metà degli espatriati resta in Europa
L’Europa si conferma la meta preferita per chi decide di lasciare l’Italia. Oltre il 53% degli italiani all’estero vive infatti in un Paese europeo: parliamo di più di 3,4 milioni di persone, secondo il rapporto della Fondazione Migrantes. In America risiede invece il 41% degli iscritti all’AIRE, circa 2,6 milioni, di cui solo 490 mila in Nord America.
Le comunità più numerose restano quelle storiche: Argentina con quasi un milione di italiani (990 mila) e Germania con 849 mila residenti. Seguono Regno Unito, Svizzera, Francia e Spagna, che insieme concentrano oltre un terzo delle partenze più recenti.
Tra le città, Londra e Berlino si confermano i due poli principali della nuova mobilità italiana: 289 mila partenze verso la capitale britannica e 248 mila verso quella tedesca negli ultimi vent’anni. A seguire Svizzera (166 mila), Francia (162 mila) e Spagna (106 mila).
Il bilancio migratorio più negativo si registra proprio con i grandi centri europei: Londra (-207 mila), Berlino (-124 mila), Parigi (-117 mila), Berna (-97 mila) e Madrid (-74 mila). In altre parole, quasi il 60% dell’intera emigrazione recente si concentra in questi cinque poli.
Il Regno Unito e la Germania rappresentano quindi non solo le destinazioni più attrattive, ma anche quelle che più sottraggono capitale umano all’Italia. Il saldo complessivo con l’Unione Europea (incluso il Regno Unito) sfiora le 459 mila unità negative, pari al 56% della perdita complessiva: un dato che conferma come lo spazio europeo di libera circolazione sia il vero epicentro della mobilità italiana.
Al di fuori dell’Europa, invece, i numeri restano contenuti. Stati Uniti e Canada insieme raccolgono 102 mila espatri e 54 mila rientri, mentre l’Oceania registra un saldo negativo di 22 mila unità. In controtendenza, l’America Latina mostra un leggero saldo positivo, grazie soprattutto ai percorsi di cittadinanza delle comunità di origine italiana, che continuano a rinnovare il legame con il Paese d’origine.
Sud in fuga, donne in crescita e nuove regole per l’iscrizione AIRE
Guardando all’origine geografica, il Mezzogiorno resta il principale serbatoio dell’emigrazione italiana. Il 45% degli iscritti all’AIRE proviene dal Sud, pari a circa 2,5 milioni di persone. Il Nord segue con il 39,2%, mentre il Centro si ferma al 15,7%. In vent’anni, dal 2006 al 2024, l’Europa ha assorbito oltre 1,25 milioni di espatri, pari al 76% del totale, accogliendo anche il 60% dei rimpatri.
A crescere non sono solo i numeri, ma anche la qualità dei dati: dal 1° gennaio 2024 è entrato in vigore un nuovo regime sanzionatorio per chi non si iscrive all’AIRE pur essendone obbligato. Le multe vanno da 200 a 1000 euro per ogni anno di mancata registrazione, fino a un massimo di cinque anni. La misura, introdotta con la legge 213 del 2023, ha già prodotto un aumento delle iscrizioni e una migliore fotografia dei flussi reali.
Grazie a questi dati più precisi emerge anche un quadro sociale in evoluzione: la componente femminile è cresciuta del 115% in vent’anni, e oltre il 60% degli italiani all’estero è in età lavorativa. Cresce inoltre l’età media, segno di un progressivo invecchiamento delle comunità italiane oltre confine, che pone nuove sfide in termini di servizi consolari, assistenza e rappresentanza politica.
Nel complesso, il Rapporto Migrantes descrive un’Italia che continua a muoversi: non più quella delle valigie di cartone, ma un Paese che esporta competenze, energie e famiglie intere in cerca di stabilità e futuro. Tuttavia, dietro la crescita costante dell’AIRE si nasconde anche una fuga silenziosa di capitale umano, soprattutto giovane, che impoverisce la demografia e la produttività del Paese. Se l’Europa resta oggi la nuova casa degli italiani, la sfida dei prossimi anni sarà capire come mantenere vivo il legame con chi se ne va, trasformando la diaspora in una risorsa e non solo in una perdita per il Paese.






