Dagli Accordi di Camp David al recente vertice di Sharm el-Sheikh, il dossier della questione tra Israele e Palestina attraversa decenni di negoziati falliti, intese mancate e spiragli subito richiusi. Con la firma dell’accordo sulla prima fase del piano Trump per Gaza, il 13 ottobre 2025, molti intravedono una possibile svolta, seppure fragile. Ripercorriamo le tappe principali della lunga ricerca di una soluzione tra due popoli e due Stati.
Israele-Palestina: decenni di diplomazia e tensioni
La questione israelo-palestinese rimane uno dei conflitti più longevi e complessi del mondo. Guerre, intifade, terrorismo e tregue temporanee hanno scandito una storia in cui la pace è sembrata più volte vicina, senza però mai concretizzarsi. Dal 1978 a oggi, i tentativi diplomatici sono stati numerosi ma raramente decisivi.
1978 – Gli Accordi di Camp David: la pace Egitto-Israele, il nodo palestinese irrisolto
Il primo grande passo risale al 1978, quando il presidente americano Jimmy Carter mediò gli accordi tra il premier israeliano Menachem Begin e il presidente egiziano Anwar Sadat, all’indomani della guerra dello Yom Kippur. La storica intesa valse loro il Premio Nobel per la Pace, ma gli impegni presi sul fronte palestinese rimasero lettera morta.
1993 – Oslo: la stretta di mano che cambiò la storia (ma non il conflitto)
Un anno di negoziati segreti nella capitale norvegese portò nel 1993 agli Accordi di Oslo, con il reciproco riconoscimento tra Israele e OLP. Nacque l’Autorità Nazionale Palestinese, incaricata di governare Gaza e parte della Cisgiordania.

Il 13 settembre, alla Casa Bianca, arrivò la storica stretta di mano tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat sotto lo sguardo di Bill Clinton. L’esperimento iniziò da “Gaza e Gerico first”, ma il processo fu travolto dagli estremismi: Hamas da un lato, la destra israeliana dall’altro. Il 1995 segnò poi un trauma irreparabile, con l’assassinio di Rabin da parte di un estremista ebreo.
2000 – Camp David II: il vertice fallito e la seconda Intifada
Tra l’11 e il 24 luglio 2000, Clinton tentò un nuovo rilancio del processo di pace. Il premier israeliano Ehud Barak offrì ad Arafat uno Stato palestinese smilitarizzato a Gaza e in parte della Cisgiordania, oltre a un limitato ritorno dei profughi.
Arafat rifiutò. Due mesi dopo esplose la seconda Intifada, che affossò ogni ipotesi di accordo.
2002 – Due Stati, due popoli: la proposta saudita e il consenso arabo
Nel 2002 l’Arabia Saudita presentò un piano che prevedeva la creazione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme Est, in cambio del riconoscimento diplomatico di Israele da parte dei Paesi arabi. Un progetto approvato dall’ONU e sostenuto dall’Autorità Palestinese, ma mai implementato sul terreno.
2020 – Il piano Trump: Peace for Prosperity
Nel 2020 Donald Trump e Benyamin Netanyahu annunciarono il “Peace for Prosperity”. Il progetto riconosceva gli insediamenti israeliani in Cisgiordania offrendo ai palestinesi un territorio frammentato ma ampliato. Il piano fu respinto immediatamente dai palestinesi, che non erano stati invitati al vertice di presentazione.
Dal 7 ottobre 2023 a Sharm el-Sheikh: due anni di guerra, poi la nuova intesa tra Israele e Palestina
Il 7 ottobre 2023, l’attacco di Hamas ha scatenato una pesante offensiva israeliana su Gaza, protrattasi per due anni. Tornato alla Casa Bianca, Trump propose un nuovo piano di pace, accettato sia da Israele che da Hamas.
La firma della prima fase è avvenuta in Egitto, durante il vertice di Sharm el-Sheikh, alla presenza dei principali leader arabi e occidentali. Il futuro di Gaza — dalla governance alla ricostruzione — è ora al centro del negoziato. Se rappresenterà davvero una svolta, lo diranno i prossimi mesi.






