Gerusalemme, 24 agosto 2025 – Prosegue la mobilitazione delle famiglie degli ostaggi israeliani, che da giorni chiedono con sempre maggiore determinazione un cessate il fuoco e la liberazione dei propri cari detenuti nella Striscia di Gaza. Oggi, il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi israeliani ha organizzato una serie di presidi davanti alle abitazioni di importanti esponenti del governo israeliano, in particolare dei ministri coinvolti nelle decisioni sulla gestione del conflitto.
Presidi davanti alle case dei ministri israeliani
I manifestanti si sono radunati davanti alle case del ministro della Difesa Israel Katz, del ministro degli Affari Strategici Ron Dermer, del ministro degli Esteri Gideon Saar, e anche davanti agli alloggi dei ministri Eli Cohen, Miri Regev e Avi Dichter. Le proteste, riportate dai media di Tel Aviv, esprimono la crescente frustrazione delle famiglie e della società civile per la mancata risoluzione della crisi degli ostaggi.
Nel frattempo, a Tel Aviv, la tensione è alta anche a causa di manifestazioni antigovernative che chiedono un accordo di pace e la liberazione degli ostaggi, con la polizia israeliana che, nella giornata di ieri, ha effettuato almeno dieci arresti, inclusi due minorenni. Le forze dell’ordine hanno anche fatto uso di idranti per disperdere i dimostranti su Begin Road, sottolineando la complessità del clima politico interno.
Salute critica di alcuni ostaggi e pressioni diplomatiche
Secondo fonti israeliane citate dal Times of Israel, almeno uno o due ostaggi si trovano in condizioni critiche di salute nella Striscia di Gaza, con un urgente bisogno di cure mediche. Questa emergenza sanitaria rafforza la richiesta di un immediato rilascio da parte delle famiglie e delle autorità israeliane. L’alto funzionario israeliano Gal Hirsh ha rassicurato le famiglie sul fatto che il numero degli ostaggi ancora vivi non è cambiato, nonostante alcune dichiarazioni del presidente statunitense Donald Trump che avevano generato confusione.
Sul fronte diplomatico, il gabinetto di sicurezza israeliano, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, sta discutendo un piano per una possibile occupazione militare totale della Striscia di Gaza. Questa ipotesi ha scatenato ulteriori proteste, con manifestanti che si oppongono a un’escalation militare ritenuta pericolosa per la vita degli ostaggi. Nel contempo, i negoziatori israeliani segnalano una possibile “finestra” per la ripresa di colloqui con Hamas, favorita dalla mediazione di Egitto, Qatar e Turchia, attesa per la prossima settimana.
La situazione rimane dunque estremamente fluida e tesa, con la pressione interna e internazionale che si intensifica in un momento cruciale per la sicurezza e la stabilità della regione.






