Centinaia di cittadini di Israele radunati nel parco del festival musicale Nova dove ci furono 370 morti
Tel Aviv, 23 maggio – Centinaia di israeliani stanno manifestando contro la guerra, chiedendo un accordo per il ritorno e la liberazione degli ostaggi. I dimostranti si sono riuniti nel parco del festival musicale Nova, simbolo della tragedia del 7 ottobre. Maccabit Meyer, zia di gemelli rapiti, ha espresso la sua richiesta di pace e giustizia. Al confine di Israele con Gaza, altri manifestanti portano cartelli, evidenziando il dramma degli innocenti.
In un’atmosfera carica di emozione e protesta, centinaia di israeliani si sono radunati a Tel Aviv per chiedere il ritorno degli ostaggi rapiti durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. La manifestazione si è tenuta al parco del festival musicale Nova, un luogo divenuto tristemente celebre per il massacro in cui persero la vita oltre 370 persone e 44 furono rapite. Questo spazio, ora simbolo di una lotta che coinvolge l’intera nazione, ha visto la presenza di familiari delle vittime, attivisti e semplici cittadini uniti dalla stessa richiesta: la pace e il ritorno a casa dei propri cari.
La voce dei familiari delle vittime
Tra i manifestanti, Maccabit Meyer, zia dei gemelli ostaggi Gali e Ziv Berman, ha espresso il suo dolore e la sua determinazione: “Siamo qui per dire che non vogliamo vendetta o distruzione. Vogliamo solo il ritorno degli ostaggi, che rappresenta la vera vittoria”. Le sue parole risuonano forti, riflettendo il desiderio di una soluzione pacifica al conflitto, in netto contrasto con le attuali operazioni militari.
Manifestazioni al confine con Gaza
Parallelamente, un’altra manifestazione si è svolta al confine con Gaza, dove i partecipanti hanno esposto cartelli e foto di bambini uccisi nel conflitto, sottolineando la tragicità della situazione. “Le bombe stanno riportando gli ostaggi nelle bare”, hanno gridato, evidenziando il ciclo di violenza che ha colpito entrambi i lati del conflitto.
L’attivismo per il rilascio degli ostaggi
Questa mobilitazione rientra in un contesto più ampio di attivismo, dove i familiari degli ostaggi hanno avviato un digiuno simbolico per esercitare pressione sul governo israeliano affinché acceleri le trattative per il rilascio. La loro richiesta di unità e solidarietà è un appello trasversale che attraversa le linee politiche, invitando tutti a unirsi in questa lotta per la vita.
L’evento ha suscitato un’ampia risposta in tutto il Paese, con manifestazioni di solidarietà che hanno coinvolto anche studenti e aziende, dimostrando come la questione degli ostaggi sia diventata una priorità nazionale. Il dramma vissuto da famiglie come quella dei Berman, i cui membri sono ancora prigionieri, rappresenta una ferita aperta per la società israeliana, che continua a sperare nella liberazione dei propri cari e nella fine delle ostilità.