Una dolorosa testimonianza è stata resa questa mattina alla commissione Esteri e Difesa della Knesset da parte di ex ostaggi israeliani rapiti a Gaza. Yair Horn, Yarden Bibas e Sharon Aloni Kunio hanno lanciato un appello disperato ai parlamentari della coalizione affinché promuovano un accordo che permetta il ritorno a casa dei 48 ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza.
Lacrime e appelli alla Knesset di ex ostaggi israeliani
Yair Horn, visibilmente commosso, ha raccontato con voce rotta dal pianto la sua esperienza in prigionia: “Durante un’esplosione vicino a noi, mio fratello Eitan, che non è una persona sportiva, ha tentato di fermarsi a causa dei gas tossici e mi ha detto: ‘Lasciami qui’ – ha detto – ma non potevo abbandonarlo”. Horn ha sottolineato la gravità della situazione: “Il popolo di Israele è in difficoltà. Aiutateci a ricostruire, a finire la guerra, a riportare gli ostaggi e a tornare a una società normale”.
Sharon Aloni Kunio, il cui marito David è ancora nelle mani di Hamas, ha lanciato un’accusa dura ai parlamentari: “Non vi vergognate nemmeno più a dire che si può pagare un prezzo con gli ostaggi. Chi siete voi per decidere il prezzo di mio marito? Ogni giorno crolliamo di nuovo, è una tortura quotidiana, e a voi non importa”. La donna ha anche rivelato di aver subito esperienze in prigionia talmente umilianti da non poterle nemmeno raccontare.
Critiche alla leadership politica e aggiornamenti sulla crisi
Gil Dikman, cugino di Carmel Gat, ostaggio ucciso da Hamas, ha rimproverato la leadership israeliana, accusandola di mettere a rischio gli ostaggi nelle operazioni militari. “Per voi è più importante eliminare i terroristi che riportare a casa gli ostaggi. Così sono stati assassinati 42 di loro”, ha dichiarato.
Sul fronte diplomatico, i negoziati per la tregua e il rilascio degli ostaggi continuano. Nel frattempo, in Israele, cresce la pressione interna con manifestazioni a Tel Aviv e a Gerusalemme che chiedono un cessate il fuoco e un accordo per la liberazione degli ostaggi, mentre la polizia ha effettuato alcuni arresti durante le proteste. La situazione rimane estremamente tesa e il destino degli ostaggi continua a essere al centro del dibattito politico e sociale nel Paese.






