Amman, 7 ottobre 2025 – Israele ha espulso 131 attivisti della Global Sumud Flotilla, trasferendoli in Giordania attraverso il ponte di Allenby, come riferito dall’agenzia di stampa statale giordana. Gli attivisti, provenienti da 25 paesi diversi, erano impegnati nella missione umanitaria volta a rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza e a fornire generi di prima necessità alla popolazione palestinese.
Composizione internazionale della Global Sumud Flotilla
Il ministero degli Esteri giordano ha confermato che tra gli espulsi figurano cittadini di Bahrein, Tunisia, Algeria, Oman, Kuwait, Libia, Pakistan, Turchia, Argentina, Australia, Brasile, Colombia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Serbia, Sudafrica, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.
La flottiglia, composta da oltre 50 imbarcazioni, è stata intercettata il 1° ottobre in acque internazionali da forze militari israeliane, che hanno condotto abbordaggi armati fino al 3 ottobre, senza causare feriti, ma procedendo alla cattura di tutti i partecipanti e al sequestro delle navi.
Flotilla, sono tredici gli attivisti brasiliani deportati in Giordania
Tra gli attivisti della Flotilla deportati in Giordania ci sono tredici cittadini brasiliani, tra cui la deputata federale Luizianne Lins del Partito dei Lavoratori (PT). Secondo quanto comunicato dal ministero degli Esteri di Brasilia, gli attivisti erano detenuti da alcuni giorni nel carcere di Ketziot, situato nel deserto del Negev. Dopo una serie di negoziati tra l’ambasciata brasiliana a Tel Aviv e il governo israeliano, il gruppo è stato trasferito al confine con la Giordania e da lì accompagnato fino ad Amman a bordo di un veicolo messo a disposizione dall’ambasciata brasiliana.
I tredici attivisti si trovano ora in un hotel della capitale giordana, dove rimarranno in attesa del rimpatrio in Brasile previsto nei prossimi giorni.
Appello della Spagna e accuse di violazioni internazionali
A Madrid, la vicepremier spagnola e leader del movimento progressista Sumar, Yolanda Díaz, ha sollecitato il governo spagnolo affinché si adoperi per la liberazione di Reyes Rigo, unica attivista spagnola ancora detenuta in Israele, accusata di aver reagito durante un controllo in carcere. In un’intervista a TVE, Díaz ha sottolineato che le azioni israeliane, tra cui il sequestro in acque internazionali e i presunti maltrattamenti degli attivisti, potrebbero configurare crimini denunciabili al Tribunale Penale Internazionale (TPI).
La vicepremier ha inoltre rilanciato la necessità di una conferenza di pace a Madrid che coinvolga le parti chiave, inclusi i palestinesi e l’Onu, per garantire una soluzione stabile e la nascita di uno Stato palestinese, criticando il piano di pace proposto dagli Stati Uniti per la sua esclusione di questi attori fondamentali.
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