Roma, 8 novembre 2025 – La tragica morte di Omid Sarlak, giovane iraniano di vent’anni, ha acceso nuovamente le tensioni in Iran, in un clima di proteste e contestazioni che perdurano ormai da anni. Il ragazzo si era filmato mentre bruciava una fotografia della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, gesto che ha suscitato un’ondata di solidarietà tra gli attivisti antigovernativi, ma che ha anche generato dubbi e polemiche sulle circostanze della sua morte.
I dubbi sulla morte di Omid Sarlak
Secondo quanto riportato dai media statali iraniani, Sarlak è stato trovato nella sua auto nell’Iran occidentale con una ferita da arma da fuoco alla testa e tracce di polvere da sparo sulle mani. La polizia ha definito l’episodio un suicidio, ma attivisti e media indipendenti mettono in discussione questa versione, sottolineando il tempismo sospetto della morte, avvenuta poco dopo il gesto di protesta pubblica contro Khamenei. Un video diffuso sui social mostra il padre di Sarlak affermare in lacrime: “Hanno ucciso il mio campione qui”, ma successivamente, in un’intervista televisiva trasmessa dai media governativi, lo stesso genitore ha invitato a non prestare attenzione alle voci circolate e a lasciare che le autorità giudiziarie indaghino sul caso. Gli attivisti hanno definito questa apparente retromarcia come un atto forzato, sostenendo che la famiglia sia sotto stretta sorveglianza.
Il funerale di Omid Sarlak, avvenuto lunedì, ha visto la partecipazione di centinaia di persone che hanno scandito slogan contro Khamenei e il regime, come “morte al dittatore” e “morte a Khamenei”, riproponendo il clima di protesta che ha caratterizzato l’Iran negli ultimi anni.
Il contesto delle proteste antigovernative in Iran
Le proteste in Iran, iniziate con la morte di Mahsa Amini nel settembre 2022, si sono rapidamente trasformate in un movimento nazionale contro la Repubblica islamica e la sua élite al potere, con richieste di libertà, diritti per le donne e la fine del regime teocratico. La repressione delle manifestazioni è stata durissima: secondo l’organizzazione Iran Human Rights, almeno 448 persone, tra cui 60 minori, sono state uccise nel corso delle proteste, condannate anche dalle Nazioni Unite come “crimini contro l’umanità”.
La figura di Ali Khamenei, attuale Guida Suprema dal 1989, rappresenta il simbolo del potere religioso e politico in Iran. Nonostante le crescenti contestazioni, il regime continua a mantenere un controllo serrato, anche attraverso la censura di internet, arresti di giornalisti e campagne di disinformazione. Nel contempo, episodi di sfarzo come le nozze della figlia di Ali Shamkhani, stretto consigliere di Khamenei, hanno suscitato indignazione popolare per il divario tra élite e popolazione comune, che affronta difficoltà economiche crescenti.






