Londra, 17 giugno 2025 – L’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema della Repubblica Islamica dell’Iran, ha compiuto un significativo passo nel ridisegnare l’assetto del potere esecutivo nel Paese. Secondo quanto riferito da Iran International, media legati all’opposizione iraniana in esilio, Khamenei avrebbe temporaneamente trasferito alcuni dei suoi poteri esecutivi al Consiglio supremo dei Guardiani della Rivoluzione, noti come pasdaran.
Il possibile trasferimento dei poteri esecutivi da Khamenei ai pasdaran
La decisione, resa nota in un contesto di crescente difficoltà nel mantenere il controllo della linea di comando in tempo reale, sarebbe stata presa dopo il trasferimento di Khamenei in un bunker insieme alla sua famiglia. Questa mossa riflette la delicata situazione di sicurezza e le crescenti sfide interne al sistema iraniano. I pasdaran, forza paramilitare di estrema importanza nel panorama politico e militare iraniano, assumono così un ruolo ancora più centrale nella gestione del potere esecutivo, almeno temporaneamente.
Cresce il ruolo del figlio Mojtaba
Parallelamente a questa riorganizzazione, fonti mediatiche occidentali riportano un rafforzamento dell’influenza del figlio di Khamenei, Mojtaba, indicato come possibile erede della guida suprema. Mojtaba Khamenei è conosciuto per il suo ruolo sempre più attivo all’interno degli apparati del potere iraniano, e la sua crescente presenza accanto al padre suggerisce un processo di consolidamento dinastico all’interno della leadership del Paese.
Ali Khamenei, nato a Mashhad nel 1939, è da decenni l’uomo chiave della politica iraniana, guida spirituale e massima autorità della Repubblica Islamica dal 1989. La sua leadership è stata caratterizzata da una forte impronta conservatrice e da un controllo rigido sulle istituzioni, con particolare attenzione al ruolo dei pasdaran come fulcro della sicurezza e della politica interna.
In un contesto di tensioni regionali e pressioni internazionali, il trasferimento temporaneo dei poteri esecutivi ai pasdaran rappresenta un ulteriore segnale della complessità e della fragilità dello scenario politico iraniano attuale.
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