In Polonia si sta diffondendo un preoccupante trend social noto come Szon Patrol — dal termine offensivo “szon”, che in polacco significa “prostituta” in senso dispregiativo. Sotto una patina di ironia si nasconde una forma di violenza digitale e sessista: gruppi di adolescenti, ma anche uomini adulti, si filmano mentre giudicano e insultano ragazze incontrate per strada, criticandone abbigliamento, atteggiamento o persino il modo di camminare.
Questi giovani si autodefiniscono patrols, ovvero “pattuglie”, e si comportano come presunti guardiani della moralità. Avvicinano ragazze nei luoghi pubblici — centri commerciali, fermate degli autobus, scuole — per valutarne l’aspetto fisico e lo stile, stabilendo se siano “decenti” o “da strada”.
La viralità tossica sui social del trend Szon Patrol
I video realizzati da queste “pattuglie” vengono pubblicati su canali TikTok e Instagram dedicati, dove gli utenti sono invitati a commentare e votare. In poche settimane, il fenomeno ha generato decine di milioni di visualizzazioni e diffuso oltre 10.000 immagini, alimentando un clima di bullismo e umiliazione. Molte ragazze, riconosciute nei filmati, sono state insultate anche nella vita reale e hanno smesso di frequentare la scuola per paura di ulteriori molestie.
Le reazioni delle istituzioni
L’ondata di indignazione è stata immediata. I media polacchi e numerosi influencer hanno denunciato apertamente la deriva misogina del Szon Patrol, mentre il “Difensore civico dei bambini” e altre autorità nazionali hanno chiesto un intervento urgente alle piattaforme Meta e TikTok. Le istituzioni hanno sollecitato la rimozione dei contenuti e la chiusura dei profili coinvolti, sottolineando la gravità del fenomeno e i rischi psicologici per le vittime.
Il caso ha acceso un acceso dibattito in Polonia e fuori dai confini nazionali, sollevando interrogativi sul ruolo dei social network nella diffusione di modelli di violenza e controllo del corpo femminile, soprattutto tra i più giovani.






