Tel Aviv, 13 ottobre 2025 – Dopo 737 giorni di prigionia, la speranza si è trasformata in realtà. Hamas ha rilasciato i primi sette ostaggi israeliani, come confermato dalla Croce Rossa Internazionale e riportato dai principali media israeliani. Poche ore dopo, anche gli altri 13 ostaggi ancora in vita hanno riottenuto la libertà. Le immagini diffuse rivelano che sono in buone condizioni, in grado di camminare autonomamente, mentre i convogli della Croce Rossa si dirigono verso il punto d’incontro per la consegna agli ufficiali dell’esercito israeliano.
L’annuncio ha scatenato una lunga ovazione a Hostages Square, la piazza di Tel Aviv divenuta il cuore simbolico della mobilitazione per il ritorno dei rapiti. Migliaia di persone, con bandiere, nastri gialli e cartelli con i volti dei prigionieri, hanno seguito in diretta quello che molti hanno definito “il giorno più atteso da due anni”.
Ostaggi liberati in due fasi
La liberazione degli ostaggi è avvenuta in due fasi. I primi sette sono stati rilasciati tramite il corridoio di Netzarim e attorno alle 9:40 (ora italiana) sono stati rimessi in libertà anche gli altri 13.
Le famiglie dei rapiti sono state informate e invitate a recarsi alla base di Re’im, vicino al confine con la Striscia di Gaza, dove verranno accolti i prigionieri per le prime verifiche mediche e psicologiche.
A Tel Aviv, l’atmosfera è carica di commozione. Molti parenti, tra lacrime e applausi, hanno gridato “Bring them home” – riportateli a casa – mentre i megaschermi trasmettevano in tempo reale le immagini dei convogli della Croce Rossa in movimento verso il confine.
Gli ostaggi hanno parlato al telefono con le loro famiglie
Un momento storico e carico di emozione si è vissuto oggi a Tel Aviv, dove la Piazza degli Ostaggi ha accolto con applausi e commozione la trasmissione in diretta della telefonata di Matan Zangauker, uno degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas a Gaza, rivolto che ha parlato con sua madre dopo oltre due anni di prigionia.
La telefonata di Matan, trasmessa sul grande schermo di Piazza degli Ostaggi, ha rappresentato un momento di sollievo e speranza. Sua madre, Einav, ha espresso parole cariche di affetto e attesa: “Matan, stai tornando a casa. State tutti tornando a casa. Grazie a Dio la guerra è finita. La mia vita ti aspetta”.
Parallelamente, altre famiglie hanno potuto parlare telefonicamente con i primi sette ostaggi liberati da Hamas nella fase iniziale della consegna coordinata dalla Croce Rossa internazionale.
L’attesa e le reazioni in Israele e a livello internazionale
La tensione e l’emozione sono palpabili anche tra i familiari degli ostaggi. Vicky Cohen, madre del soldato rapito Nimrod Cohen, ha scritto su X: “Il cuore esplode di gioia”. Nimrod, sequestrato da Hamas il 7 ottobre 2023, è simbolo del lungo calvario vissuto da oltre 48 ostaggi israeliani trattenuti per più di 700 giorni. La sua famiglia ha ricevuto negli anni pochi segnali di vita, come la restituzione di un cubo di Rubik parzialmente bruciato e la visione di brevi immagini video che ne confermavano la sopravvivenza.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha rivolto un messaggio di riconoscimento ai soldati dell’Idf sottolineando che “questo risultato è sulle vostre spalle”, ricordando però che la missione non è conclusa e sarà necessario mantenere alta la guardia. Anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito questa giornata come “una mattina di grande speranza e preghiera”.
A livello internazionale, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha assistito alla liberazione degli ostaggi dall’Air Force One, definendo il momento come “la fine della guerra” e assicurando che il cessate il fuoco reggerà. Il rilascio degli ostaggi è stato infatti il frutto di intensi negoziati, con la Croce Rossa che ha svolto un ruolo chiave nel coordinamento della consegna e nella garanzia della sicurezza durante l’operazione.
Il presidente degli Usa è poi atterrato nelle vicinanze di Tel Aviv, dov’è stato accolto da Herzog e Netanyahu, per poi dirigersi alla Knesset.
Il ritorno degli ostaggi: nomi e storie
Tra gli ostaggi liberati figurano nomi noti alle cronache nazionali, come Ohana Yosef Chaim, Avinatan Or, Elkana Buhbut, Rom Breslavski, David Evyatar, Eitan Horn, Maksim Harkin, Nimrod Cohen, Segev Kalfon, Matan Tsangaoker, Ariel Cuneo, David Cuneo e Bar Kuperstein. Molti di loro erano stati rapiti durante l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 al Nova Festival, evento musicale in cui persero la vita circa 400 persone. Altri sono stati catturati in diverse località come il kibbutz Kfar Aza e Nir Oz. Le loro famiglie, che da anni lottavano per il loro ritorno, sono state prontamente informate dal governo israeliano e hanno potuto riabbracciare i propri cari.
I gemelli Ziv e Gali Berman, tenuti separati per tutto il periodo di prigionia, sono tra i più simbolici rappresentanti di questa liberazione. La foto del loro abbraccio diffusa dall’esercito israeliano è diventata un’immagine emblematica della speranza e della resilienza del popolo israeliano.
Famiglie degli ostaggi: “Scioccate, oggi restituite solo quattro salme su ventotto”
Le famiglie degli ostaggi israeliani hanno espresso profonda indignazione e dolore dopo aver appreso che solo quattro delle ventotto salme dei rapiti trattenuti da Hamas saranno restituite oggi. “Siamo scioccati e sconvolti – hanno dichiarato in un comunicato –. Questa è una chiara violazione dell’accordo da parte di Hamas”.
I parenti delle vittime hanno chiesto un intervento immediato da parte del governo israeliano e dei mediatori internazionali, affinché venga ristabilito il rispetto degli impegni presi. “Le famiglie stanno vivendo giorni di immensa sofferenza e non accetteranno che nessuno degli ostaggi venga dimenticato. I mediatori devono garantire che Hamas rispetti i termini dell’intesa e subisca le conseguenze di questa violazione”, si legge ancora nella nota.






