Miami, 18 dicembre 2025 – Nel contesto degli sforzi diplomatici volti a trovare una soluzione al conflitto in Ucraina, emergono sviluppi significativi riguardo al dialogo tra Stati Uniti e Russia. Secondo fonti di Politico, funzionari di entrambi i Paesi si incontreranno nel weekend a Miami per discutere possibili accordi di pace, un’iniziativa promossa dall’amministrazione del presidente Donald Trump, rientrato alla Casa Bianca nel 2025 per il suo secondo mandato non consecutivo.
Vertice a Miami: Stati Uniti e Russia al tavolo per l’Ucraina
La delegazione russa sarà guidata da Kirill Dimitriev, inviato speciale di Vladimir Putin per gli affari economici, mentre la controparte americana includerà Steve Witkoff, inviato speciale per l’Ucraina, e Jared Kushner, genero di Trump e figura chiave nelle trattative. Il piano di pace proposto dagli Stati Uniti, ancora in fase di revisione dopo consultazioni a Berlino con Kiev, prevederebbe concessioni territoriali da parte ucraina, un aspetto che suscita forti tensioni e divisioni all’interno della comunità internazionale.
La complessità del negoziato è accentuata dalla pressione esercitata da leader europei come Viktor Orbán, primo ministro ungherese e noto alleato di Putin, che ha definito «stupida» l’idea di utilizzare gli asset russi congelati come garanzia per prestiti a favore di Kiev. Orbán ha sottolineato la mancanza di consenso all’interno dell’Unione europea su questa proposta, che considera una forma di intervento diretto nel conflitto tra Russia e Ucraina.
Le controversie europee sugli asset russi e le posizioni dei leader
Il premier polacco Donald Tusk ha adottato una posizione netta, affermando che «o si forniscono soldi oggi o si verserà sangue domani», riferendosi all’importanza di sostenere Kiev per evitare ulteriori destabilizzazioni in Europa. Dall’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha risposto alle critiche di Putin che aveva definito i leader europei «porcellini», ribadendo con fermezza che l’Europa è guidata da rappresentanti eletti democraticamente e non da figure da deridere.
Sul fronte militare, la situazione rimane tesa. Nella regione di Zaporizhzhia si sono registrati attacchi con bombe aeree che hanno danneggiato infrastrutture civili e causato feriti, mentre la contraerea russa ha annunciato di aver abbattuto 47 droni ucraini nella notte, concentrandone 31 nella regione di Bryansk. Nel contempo, le forze di Kiev hanno riconquistato 16 km² nella zona settentrionale di Pokrovsk, riuscendo anche a liberare territori vicini a Hryshyne, Kotlyne e Udachne, nonostante la situazione rimanga critica per la concentrazione di circa 710.000 soldati russi impegnati in operazioni offensive.
Le parole di Zelensky
Il presidente Zelensky ha confermato che nei prossimi giorni una delegazione ucraina sarà a Miami per i colloqui di pace; inoltre, lui stesso incontrerà diversi leader internazionali per presentare le argomentazioni di Kiev in vista del vertice europeo a Bruxelles. In particolare, la questione dei beni russi congelati all’estero sembra essere al centro delle trattative con gli Stati Uniti, partner chiave nel sostegno all’Ucraina nel conflitto contro la Russia. Zelensky ha evidenziato che senza una decisione positiva su questo fronte, l’Ucraina si troverebbe ad affrontare un “grosso problema”, con implicazioni rilevanti per il proseguimento della resistenza e per la stabilità economica del Paese.
Le tensioni politiche interne e le pressioni europee
Sul versante europeo, le posizioni restano divergenti. Viktor Orbán ha ribadito la sua critica verso l’Unione europea, definendola un attore marginale nella risoluzione del conflitto ucraino e annunciando un imminente viaggio a Washington per chiedere al presidente Trump la revoca delle sanzioni sul petrolio russo, fondamentali per l’economia ungherese. Il premier magiaro, al centro di contestazioni sia interne sia a livello europeo, si scontra con la linea più decisa di altri leader come Giorgia Meloni e Antonio Tajani, che pur condividendo alcune posizioni sovraniste, non intendono rinunciare al sostegno all’Ucraina.
Le divergenze si riflettono anche negli incontri istituzionali, come quelli recenti a Roma, dove Orbán ha incontrato il Papa e la presidente del Consiglio italiana, ma senza ottenere appoggi espliciti alle sue posizioni filo-russe. Nel frattempo, l’opposizione europea e italiana si mobilita contro quello che definisce un atteggiamento «arrogante» e «offensivo» di Orbán, sottolineando la necessità di mantenere saldo il sostegno all’Ucraina e le sanzioni contro Mosca.
In questo scenario complesso, le trattative di Miami rappresentano una tappa importante, ma la strada verso una pace duratura appare ancora irta di ostacoli politici, militari ed economici di vasta portata. Le dinamiche tra Washington, Mosca e Kiev, unite alle tensioni interne europee, continuano a disegnare un quadro incerto e in evoluzione.






