Roma, 11 agosto 2025 – Greta Thunberg, attivista svedese nota a livello internazionale per il suo impegno climatico e sociale, ha annunciato in un videomessaggio la partenza imminente di una nuova flottiglia diretta alla Striscia di Gaza. L’iniziativa, che segue il tentativo sventato dalla Marina israeliana circa due mesi fa, vede la partecipazione di decine di imbarcazioni provenienti da 44 Paesi, con l’obiettivo di rompere l’assedio nella regione palestinese.
La nuova missione di Greta Thunberg
Nel messaggio divulgato tramite i canali ufficiali, Greta Thunberg e altri attivisti hanno sottolineato come la situazione a Gaza rappresenti un vero e proprio genocidio in corso da 22 mesi. “Israele ha sganciato l’equivalente di otto bombe atomiche su uomini, donne e bambini. Ospedali, rifugi, scuole e case sono stati completamente distrutti. Non possiamo restare a guardare mentre questo continua”, hanno affermato. La flottiglia, che dovrebbe partire dalla Spagna il 31 agosto, sarà affiancata da diverse imbarcazioni che si uniranno dalla Tunisia e da altri Paesi il 4 settembre, amplificando la portata della protesta.
Il contesto attuale: arresti, detenzioni e tensioni internazionali
Il precedente tentativo della nave Madleen, con a bordo Greta Thunberg e altri attivisti, è stato bloccato dalla Marina israeliana in acque internazionali, con conseguente sequestro della nave e arresto dei membri dell’equipaggio. Otto di questi attivisti hanno rifiutato il rimpatrio forzato e sono stati trattenuti in Israele, dove dovranno comparire davanti a un’autorità giudiziaria. Secondo il ministero degli Esteri israeliano, la flottiglia rappresenta una provocazione, mentre la comunità internazionale, inclusi Regno Unito e Francia, ha espresso preoccupazione per il rispetto dei diritti degli attivisti.
Intanto, la situazione nella Striscia di Gaza, territorio sotto controllo di Hamas e sottoposto a un blocco da Israele, rimane drammatica. Nelle ultime settimane sono state registrate decine di vittime tra i civili, anche in attese di aiuti alimentari, aggravando una crisi umanitaria che vede oltre un terzo della popolazione in condizioni di insicurezza alimentare.






