Prosegue tra tensioni interne e difficoltà esterne la navigazione della Global Sumud Flotilla, la carovana di imbarcazioni partita per portare aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza, duramente colpita dal blocco navale imposto da Israele. L’ennesima missione di solidarietà internazionale è segnata da contrasti interni e da episodi di intimidazione, mentre la comunità internazionale osserva con crescente attenzione.
Divisioni e proteste a bordo della Global Sumud Flotilla
Dopo l’allontanamento di Greta Thunberg dal direttivo della flottiglia, emergono nuovi contrasti a bordo, in particolare nel contingente magrebino. Il coordinatore Khaled Boujemaa ha abbandonato la missione in segno di protesta contro la presenza di attivisti LGBTQ+, tra cui l’attivista queer Saif Ayadi. Boujemaa ha denunciato di essere stato “ingannato sull’identità di alcuni partecipanti in prima linea”, sottolineando come la convivenza tra diverse sigle politiche e identitarie si stia trasformando in un braccio di ferro più che in una collaborazione solidale.
Parallelamente, si registra una nuova allerta sulla sicurezza della missione: i deputati italiani Arturo Scotto e Annalisa Corrado, a bordo della nave Karma, hanno denunciato la presenza costante di droni sopra le imbarcazioni, a circa duecento miglia dalla costa di Porto Palo. Non è chiara la provenienza di questi dispositivi né la loro finalità, ma l’ipotesi di un tentativo di intimidazione non è esclusa. In risposta, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha esortato il governo italiano a garantire la sicurezza degli attivisti e a intervenire per rompere “l’assedio illegale” imposto da Israele.
La nave Alma rifornisce le imbarcazioni della Flotilla
La nave Alma, rimasta leggermente indietro rispetto ad altri natanti per caricare ulteriori provviste, ha ripreso questa mattina l’operazione di rifornimento degli altri membri della Gobal Sumud Flotilla, proseguendo quanto avviato nella giornata di ieri.
Il procedimento avviene accostando una barca dopo l’altra e passando i carichi direttamente oltre le murate. Nonostante l’incognita di una possibile intercettazione da parte di Israele, i volontari a bordo si sono mostrati sereni, con il sorriso sul volto, mentre distribuivano viveri e organizzavano le proprie imbarcazioni.
La Global Sumud Flotilla respinge la richiesta di Israele di consegnare gli aiuti
La Global Sumud Flotilla ha diffuso una dichiarazione in risposta alla richiesta del ministero degli Esteri israeliano di attraccare in territorio israeliano e consegnare il proprio carico di aiuti umanitari alle autorità di Tel Aviv.
Secondo Israele, il trasferimento attraverso il porto di Ashkelon garantirebbe l’ingresso degli aiuti a Gaza, dove l’embargo imposto da anni ha già prodotto una situazione di carestia. Ma per gli organizzatori della Flotilla, questa non è una semplice proposta logistica: si tratta piuttosto di una prosecuzione del blocco imposto sulla Striscia.
Nella loro nota, i promotori della missione ricordano che, nonostante l’annuncio dello scorso maggio sulla fine del cosiddetto “blocco totale”, Israele consente l’ingresso di appena 70 camion di aiuti al giorno. Una cifra ben lontana dalle 500-600 unità che, secondo le agenzie delle Nazioni Unite, sarebbero necessarie per garantire la sopravvivenza della popolazione.
Il comunicato denuncia inoltre come la pratica israeliana di intercettare navi, bloccare convogli e limitare le vie di accesso abbia l’obiettivo non di facilitare l’assistenza, ma di ritardarla e ostacolarla. Amnesty International e Human Rights Watch hanno già condannato queste condotte, definendole violazioni del diritto internazionale e gravi impedimenti al lavoro umanitario imparziale.
Per la Global Sumud Flotilla, la narrazione israeliana che descrive la missione come una violazione della legge serve soltanto a creare il pretesto per nuove azioni di forza contro civili impegnati a portare aiuti. Amnesty ha già avvertito che minacce di questo tipo “calpestano il diritto internazionale” e mettono in pericolo vite umane.
Gli organizzatori ribadiscono che la comunità internazionale non può accogliere queste richieste come semplici misure tecniche. Al contrario, devono essere lette come parte integrante di un blocco che, secondo investigatori indipendenti delle Nazioni Unite, costituisce una forma di punizione collettiva e si inserisce nel contesto del genocidio in corso a Gaza.
Il messaggio si conclude con un appello a governi, agenzie ONU e organizzazioni umanitarie perché garantiscano il passaggio sicuro per volontari, strutture mediche e civili, respingano il “assedio illegale” e si impegnino concretamente per fermare una politica che, affermano, sta costando la vita a migliaia di palestinesi.
Per seguire in tempo reale gli spostamenti della Flotilla è possibile usare il live tracker ufficiale della missione.






